Parigi. Alla sua dodicesima edizione, Paris Photo sciorina i consueti numeri che le garantiscono il primo posto nel mondo tra le fiere specializzate in fotografia: 89 gallerie e 13 editori provenienti da 23 paesi, le opere di 500 fotografi che dal 19 al 22 novembre faranno bella mostra di sé al Carrousel du Louvre, attirando una folla stimata intorno alle 38mila presenze. La fiera sarà anche il momento per fare il punto sul mercato della fotografia che, come ogni segmento in questo periodo, regge con qualche scricchiolio e saggi aggiustamenti dei prezzi. Secondo una formula ormai consolidata, il fulcro dell’interesse critico sarà concentrato sul paese ospite, che quest’anno è in realtà una grande area geografica e culturale, i Paesi arabi e l’Iran, attraverso una selezione compiuta da Catherine David, già curatrice di un’edizione di Documenta a Kassel. Particolare curiosità suscita la presentazione, nella sala centrale del Carrousel, di una selezione di fotografie storiche provenienti dalla Fondazione Araba per l’immagine, un’associazione nata a Beirut nel 1997 ad opera di critici, storici, artisti, che si propone di salvaguardare e diffondere la fotografia storica e contemporanea dell’area. In questa sezione, e nelle 8 gallerie della sezione «Statement», provenienti da Marocco, Tunisia, Iran, Libano e Dubai, ci si attendono naturalmente le maggiori sorprese e novità, le scoperte e le riscoperte di una storia che in Occidente è ancora ben poco nota, se non nei suoi aspetti più recenti. A fianco dei nomi ormai già entrati nel circuito internazionale come Walid Raad, Yto Barrada, Lara Baladi, sarà dunque possibile avvicinare una cultura in costante movimento e per verificare se alla crescita economica dell’area corrisponda un’equivalente crescita qualitativa delle sue manifestazioni artistiche, così come è accaduto nei decenni scorsi per le aree del Sud-Est asiatico e dell’Est europeo. Secondo quella che è una tradizione consolidata, l’omaggio ai paesi ospiti continua anche fuori dagli spazi del Salon, con mostre come «Iran 1979-2009: 30 anni di fotografia documentaria iraniana», che si apre il 6 novembre alla Monnaie, e come «Palestine, la creazione in tutti i suoi stati» all’Institut du Monde Arabe, «150 anni di fotografia iraniana» al Musée du quai Brainly, che chiudono proprio nei giorni della fiera, consentendo a chi non le avesse ancora viste una vera e propria full immersion nel presente e nel passato. Per ciò che riguarda invece il settore tradizionale della fiera, Paris Photo conferma la sua vocazione internazionale, riservando il 75% delle presenze a gallerie non francesi (quelle francesi sono 23): 11 tedesche, 10 statunitensi, 7 inglesi, 5 spagnole, 5 giapponesi, 3 italiane e le restanti 25 da altri 16 Stati, a conferma di quelli che sono i diversi pesi nel panorama fotografico mondiale. L’Italia è rappresentata, come nell’edizione precedente, dalle gallerie Forma di Milano, Brancolini/Grimaldi di Roma-Firenze e Guido Costa di Torino, quest’ultimo membro anche del comitato di selezione, insieme tra gli altri a nomi storici quali gli statunitensi Howard Greenberg e Edwynn Houk, la tedesca Priska Pasquier e l’inglese Tim Jeffries. Tra le nuove entrate, da segnalare i nomi prestigiosi di Goodman da Johannesburg, Bernheimer Old Masters e Tanit da Monaco, Photographers’ Gallery da Londra, Koch da San Francisco, e quelli emergenti di Kuckei + Kuckei da Berlino e Pente 10 di Lisbona.
FONTE: Walter Guadagnini (ilgiornaledellarte.it)
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