Per la prima volta, la consueta mostra-installazione estiva nella Reggia ospita un italiano. Dopo Jeff Koons, Takashi Murakami, Bernar Venet e Joana Vasconcelos è stato invitato l'artista piemontese, che ha realizzato per l'immenso parco diciassette sculture che saranno esposte fino al 31 ottobre.
Giuseppe Penone da sempre interagisce con la natura, gli piace catturarne aspetti inediti, la manipola ampliandone la bellezza intrinseca, è questa la sfida principale che in ogni suo lavoro mette in atto. Anche nella sorprendente cornice di Versailles, che ospita ora una sua personale, la prima di un artista contemporaneo italiano, non ha rinunciato a dialogare e ad indagare l'ambiente esterno operando con grande gusto e andando come sempre in profondità.
In reale stato di grazia, l'artista, questa volta più di altre, incanta con una serie di installazioni che sembrano abitare lo spazio, sia all'aperto che al chiuso, con grande autenticità e naturalezza. Di recente negli stessi spazi sono passati Murakami, Koons e la Vasconcelos, ma la raffinata e difficile mostra sembra far superare senza indugi ogni minima traccia mnemonica lasciata dai suoi predecessori, proiettando lo studio fatto in site-specific in una dimensione di grande armonia. Non si lascia minimamente influenzare dall'opulenza degli spazi e porta con decisa delicatezza il suo sistema dentro il contesto: legno, pietra, marmo, ferro sono i materiali a cui rimane fedele, coinvolgendoli nel suo progetto in modo da proporre un piano di ricchezza molto diversa dal sogno narcisista realizzato dal Re Sole. Del resto, da un artista poverista è ciò che giustamente ci si doveva aspettare.
Giuseppe Penone viene dalla provincia di Cuneo, ora vive ed opera tra Torino e Parigi, dove insegna all'École des Beaux-Arts. I suoi esordi artistici risalgono al 1968 con la prima personale a Torino, dove già rivelava la strada che avrebbe seguito e che porta, oggi come allora, al rapporto tra uomo-natura. Germano Celant nel '69 lo invita a contribuire al volume "Arte Povera", dove un insieme di fotografie testimoniano le azioni dell'artista in un bosco, mentre segue il processo di crescita degli alberi. Far parte del gruppo dell'Arte Povera, che raccoglie gli artisti italiani oggi più riconosciuti a livello internazionale, per Penone è la logica continuazione di quel dialogo che aveva intrapreso tra le forme del corpo umano e gli organismi vegetali, come alberi e boschi, fiumi e montagne, piante e giardini. La natura per Penone non è una forza da dominare, a differenza delle gigantesche installazioni della Land Art americana, l'intento dell'artista è quello di entrare nel gioco della natura, capirne le regole, i processi e proseguire con essa la creazione attraverso variazioni non invasive. Tra Scorza e scorza del 2008, è l'opera chiave della mostra, intorno alla quale si sviluppa il percorso, è formata da due calchi di corteccia che provengono da un gigantesco cedro del Libano, che sembra essersi divelto proprio a Versailles.
Un'altra scultura racconta il senso di monumentalità scarna che percorre tutta l'esposizione: Le foglie delle radici del 2011, mostrano una giovane pianta che sta crescendo proprio sulle radici rovesciate. Le sculture di Penone riescono ad imporsi sull'immensità del luogo, non disperdendosi, grazie alla capacità di ribaltare le dimensioni incantando con la forza delle idee perfettamente realizzate. Luigi IV amava la Reggia di Versailles e ne godeva a tal punto d'aver scritto una guida per visitarne i giardini indicando con grande precisione ogni rilievo e scultura, raccomandando così di non trascurare nulla. Penone infonde poesia in quei luoghi, facendo riflettere in totale naturalezza, perché 'respirare è scultura come un'impronta digitale è un'immagine pittorica', è invece l'indicazione data da questo artista.
FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)
Nessun commento:
Posta un commento