giovedì 4 luglio 2013

A Villa Medici c'è Victor Man, il pittore della memoria


"Il mio lavoro ha molto a che fare con la memoria perché gli oggetti che dipingo, sebbene estrapolati dal loro significato originario, recano tracce del loro passato. E implicitamente essi si collegano con la memoria, che è già presente in loro, nel loro sangue”. Victor Man, quarantenne artista rumeno, usa queste parole per parlare della sua pittura che lo ha rivelato alla critica internazionale nel 2007, quando fu invitato a rappresentare il suo paese nel padiglione della Romania alla Biennale di Venezia.

Il suo particolare linguaggio stilistico, derivato dalla fotografia d’archivio, ma mescolato con influenze provenienti da ambiti culturali diversi, in particolare dalla letteratura e dal cinema, ma anche dalla pittura dell’Ottocento e dalla Pop Art. Ha aperto nuove possibilità alla pittura figurativa, sollecitando le sue relazioni con la storia e con la finzione.

Da alcuni giorni, l’Accademia di Francia a Villa Medici ha inaugurato una personale dedicata a Victor Man, dal titolo “In un altro aprile”, che chiude un ciclo di tre mostre intorno al concetto di Accademia e al rapporto degli artisti contemporanei con la tradizione, a cura di Alessandro Rabottini (fino al 1 settembre, viale Trinità dei Monti 1. Info: www.villamedici.it ).

Nelle sale della villa al Pincio, sono esposti, sia i dipinti elaborati da fotografie, che illustrano la prima fase della ricerca di Victor Man, che le opere più recenti, dove le immagini, le referenze iconografiche, sono allo stesso tempo letterarie, storico-artistiche e autobiografiche, mescolando i diversi livelli di lettura. Lo spettatore viene avvolto da un senso di ambiguità e spaesamento, che spesso, e volutamente, pervade le opere dell’artista. Le sue pitture dai toni cupi e gli assemblaggi di oggetti decontestualizzati, sono intrisi di malinconia e sottintendono preoccupazioni personali, legate a temi universali, quali l’identità declinata attraverso la figura dell’androgino.

I gesti delle figure, nelle sue opere, sembrano sospesi tra violenza e tenerezza. il mistico si sovrappone all’erotico e il sacro al violento, nella continua ricerca dell’eleganza della figurazione pittorica. Victor Man pesca nel “rimosso” della memoria collettiva e, osservando le sue opere, si ha la sottile percezione, a volte inquietante, di un “già visto”. L’artista non è mai esplicito, ma ci fornisce indizi, e le sue immagini risultano enigmi, che affiorano come stati d’animo e ricordi sfuggenti.

FONTE: Valentina Bruschi (ilmessaggero.it)

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