A Milano, a Palazzo Reale, fino al 30 gennaio 56 opere del maestro surrealista. E spunta anche il cartone animato che l'artista spagnolo voleva fare con Walt Disney
Salvador Dalí salvato da Pocahontas. Nella piccola grande antologica di cinquantasei opere, "Salvador Dalí. Il sogno si avvicina", che il Palazzo Reale dedica al sublime maestro del surrealismo spagnolo dal 22 settembre al 30 gennaio, la vera chicca imperdibile che ne risolleva le aspettative è il cortometraggio d'animazione "Destino", frutto di uno sperimentale - forse troppo - progetto cinematografico di Dalí e Walt Disney. E' il viaggio onirico di una splendida fanciulla dai lunghi capelli neri, sensuale nel suo abito tunica che attraversa luoghi e tempi remoti permeati dalle icone della fantasia disinibita e sontuosa dell'artista. Un'opera lasciata in sospeso nel 1946 dopo un anno di collaborazione, e "animata" sulla base di disegni, schizzi e storyboard autografi di Dalí conservati presso l'Animation Research Library dei Walt Disney Animation Studios di Burbank in California solo nel 2003, per essere catapultata tra un premio e l'altro alla corsa all'Oscar.
E ora per la prima volta viene proiettata in Italia, scortata da alcuni dei disegni originali più suggestivi. Se nel percorso espositivo, il capitolo Disney di Dalí appare come l'epilogo delle quattro sezioni, diventa invece la tappa più originale e interessante di una mostra, curata da Vincenzo Trione e realizzata in collaborazione con la Fondazione Gala-Salvador Dalí di Figueras, che riassume in pillole la produzione dell'artista attraverso il complesso tema del paesaggio. Argomento non certo banale né scontato per uno come Dalí, che ha fatto del sogno, della paura, dell'amore e dell'enigma il palcoscenico delle sue ossessioni.
Nato a Figueres in Catalogna l'11 maggio del 1904, studiò a Madrid Belle Arti facendo amicizia con Garcia Lorca e Luis Buñuel, per poi sbarcare a Parigi e dividere la scena del movimento surrealista con Mirò, Breton e Eluard (e la moglie di quest'ultimo, Gala, che diventerà sua amante, modella, musa e poi moglie). Ma del surrealismo Dalí escogitò una personalissima formula espressiva, secondo un metodo che lui stesso definì "paranoico-critico", sulla lezione della psicanalisi freudiana. Il suo diventa uno stile illusionistico incentrato sulla serialità di immagini-simbolo legate alle sue ossessioni più violente, macabre, tragiche, dolenti, goliardiche, ma anche spirituali, dal voyeurismo alla castrazione, dalla putrefazione all'impotenza e alla coprofilia.
Il tema del paesaggio scelto dalla mostra vuole essere un fil rouge per indagare la dimensione più mistica, classica, psicologica e romantica dell'artista attraverso pochi ma pregevoli prestiti, dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid, al Boijmans Museum di Rotterdam fino alla collezione d'arte contemporanea dei Musei Vaticani. Dove spicca nell'allestimento il contributo dell'architetto Oscar Tusquets Blanca, amico e storico collaboratore di Dalí: con una buona dose di esuberanza teatrale, viene infatti ricostruita in modo perfettamente filologico la celebre Stanza di Mae West, che Tusquets Blanca realizzò in accordo con l'artista nel suo museo di Figueras. Come rivelò lo stesso Dalì in un'intervista, riportata in mostra, gli specchi utilizzati a Figueras dovevano essere in realtà sostituiti con schermi televisivi, testimoniando la sua precoce intuizione sul potere mediatico. A memoria di questo ambiente, sfila anche lo strafamoso sofà "Dalilips", forgiato in gesso dipinto a forma di labbra dell'attrice statunitense sex symbol Mae West.
L'immaginario surrealista di Dalí, tra pittura, scultura e design, scorre in opere che raccontano la sua sensibilità all'universo del passato, "La Venere di Milo" con i cassetti, da Rotterdam, o le citazioni da Velaquez. Così come nella violenza gratuita e irrazionale della guerra tratteggiata con colori vividi e freddi e soggetti straziati, come "Melanconia Atomica" da Madrid e "Visage de la guerre" da Rotterdam. Per attraversare tutti i deliri dell'inconscio, incapsulati in alcune opere clou, come "Tre età" dal Museo di St. Petersburg in Florida, "Ricerca della quarta dimensione" direttamente da Figueras, "Cammino dell'enigma", dalla Fondazione Gala- Salvador Dalí Reina Sofia, "La mano di Dalí toglie un Toson d'Oro a forma di nuvola per mostrare a Gala l'aurora tutta nuda..." da Figueras, passando per l'esistenzialismo religioso col "Crocifisso" del '54, dai Musei Vaticani. Per un gran finale di "silenzio cosmico", col monocromo azzurro spaccato in modo da sembrare, come dice Vincenzo Trione, "un involontario cretto": è "Il rapimento di Europa" (1983) conservato a Figueras l'ultimo olio dipinto dall'artista prima della morte, avvenuta nel 1989.
Notizie utili - "Salvador Dalí. Il sogno si avvicina", dal 22 settembre al 30 gennaio 2011, Palazzo Reale piazza Duomo. Milano
Orari: martedì-domenica 9:30-19:30, lunedì 14:30-19:30, giovedì e sabato 9:30-22:30.
Ingresso: intero €9, ridotto €7,50.
Informazioni: 02-54913, www.mostradali.it 2
Catalogo: 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore
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