Dopo 17 anni di restauri, rimosse le impalcature dalla cupola
La sua storia è lunga 1700 anni, a cavallo tra fedi e culture diverse, ma la basilica dedicata alla Santa Sapienza (Hagia Sophia) da oggi torna a vita nuova, in un momento quanto mai importante per la città che la ospita, Istanbul. Santa Sofia, oggi un museo dopo essere stata chiesa e moschea, è considerata uno dei monumenti più importanti nella storia dell'umanità, ed è l'edificio-simbolo della megalopoli sul Bosforo, che proprio la scorsa settimana è diventata capitale europea della cultura per il 2010. Ma per molti la vera inaugurazione sarà oggi. L’antica basilica bizantina infatti verrà restituita agli oltre due milioni di turisti che la visitano ogni anno in tutta la sua sfolgorante bellezza, con la cupola restaurata e interamente visibile per la prima volta dopo 17 anni. L'operazione è stata condotta dalla direzione del Museo di Santa Sofia e dal ministero della cultura turca. Oltre alla decorazione della cupola sono state interessate dall'intervento anche le arcate delle finestre e soprattutto i pennacchi, che hanno riportato alla luce il viso dei quattro angeli di epoca bizantina, nascosto per 160 anni. Un lavoro da veri certosini, compiuto grazie al materiale iconografico in possesso della direzione su come fosse la Basilica nei secoli precedenti. Attualmente sono sotto restauro l'esonartece e il nartece, le due anticamere della basilica vera e propria. La sua storia inizia nel 337 d.C., quando l'imperatore Costantino volle costruire la cattedrale della nuova capitale dell'Impero Romano d'Oriente, che prendeva il nome da lui: Costantinopoli. Distrutta due volte, fu ricostruita per volere di Giustiniano e di sua moglie Teodora, i cui monogrammi sono ancora oggi visibili sui capitelli che costeggiano la navata centrale. I lavori durarono dal 532 al 537. Secondo gli storici l'imperatore, che voleva superare in maestosità il tempio di Re Salomone a Gerusalemme, girò per gli sterminati territori dell'impero per scegliere personalmente i materiali più preziosi per il nuovo edificio. Il giorno della sua consacrazione, il 27 dicembre, Santa Sofia diventava non solo un punto di riferimento per tutta la Cristianità, prima dello scisma del 1054 che divise cattolici e ortodossi, ma il simbolo stesso dell'impero. Il compito di edificarla era stato affidato a Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto. Si trattava di un'impresa veramente titanica per quei tempi, tanto che Santa Sofia rimase per secoli il monumento più grande del mondo. Ma con un destino difficile. Le sue dimensioni enormi, in particolare quelle della sua cupola dal diametro di 31 metri, e il territorio sismico su cui sorge Istanbul, misero a dura prova la struttura fin dall'inizio. Dopo la presa di Costantinopoli da parte di Maometto II il Conquistatore, i lavori di consolidamento furono affidati a Sinan, il più importante architetto ottomano, che la mise in sicurezza. Nei suoi 1700 anni di vita, il tempio ne ha viste di tutti i colori. Dagli sfarzi e le congiure dell'Impero bizantino, al saccheggio durante la quarta crociata nel 1201, dalla presa degli ottomani alla sua trasformazione in moschea. Nel 1934 Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore dello stato laico e moderno, la tolse al culto musulmano, e insieme con San Salvatore in Chora, altro grande monumento di epoca bizantina, la dichiarò museo, patrimonio di tutte le genti e le fedi. Ma continua a rimanere il simbolo per eccellenza della sovrapposizione di culture diverse e a volte del loro scontro. Tre anni fa alcuni quotidiani gridarono allo scandalo perché su uno dei suoi minareti era stato montato un altoparlante per trasmettere il richiamo alla preghiera islamica. Nel 2006, pochi giorni prima della visita di Benedetto XVI in Turchia, un gruppo di estremisti occupò simbolicamente l'edificio, stendendo tappetini rivolti verso la Mecca. E ancora oggi, di tanto in tanto, è possibile assistere a qualche incursione di fedeli, che entrano e stendono per terra un tappetino per accingersi alla preghiera, costringendo gli agenti della sicurezza a intervenire. Oggi Santa Sofia ha un compito quanto mai impegnativo: imporre Istanbul all'attenzione europea come una capitale della cultura moderna e cosmopolita, in grado di parlare anche a nome di un Paese, la Turchia, che bussa alle porte dell'Europa.
FONTE: Marta Ottaviani (lastampa.it)
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