Una grance mostra al Nouveau Musée National, a Villa Paloma, nel Principato di Monaco, mette a fuoco la figura di un artista semplice e complesso. Con le recensioni che per decenni scrisse per la rivista Domus e ad altri contributi video
È Villa Paloma la sede del Nouveau Musée National de Monaco che ospita la grande mostra dedicata all'artista italiano Fausto Melotti (Rovereto, 1901 - Milano, 1986). Prima di diventare un museo, l'edificio, era una residenza situata alla base delle panoramiche corniche di Montecarlo. Lo spazio espositivo, quindi, non è di quelli che facilitano l'allestimento, dal momento che mantiene ancora sembianze di struttura domestica come grandi scale e più stanze anziché un'unica grande sala. Nonostante questo, la fruizione della mostra appare fluida e impeccabile grazie allo studio di architettura Baukuh e di Valter Scelsi, che hanno scelto delle teche per contenere anche le opere più piccole di dimensioni o delicatissime come le circa settanta opere in ceramica, realizzate negli anni Quaranta e Cinquanta. La mostra di Melotti è interessante perché non è celebrativa ma sottintende una vera e propria azione di ricerca.
Sono infatti esposte oltre a diverse foto in bianco e nero e alle più famose sculture in metallo, anche molte documentazioni che sono il risultato di un grande lavoro di studio portato avanti da Eva Fabbris, curatrice indipendente e Cristiano Raimondi, curatore del museo. Una ricerca portata avanti a partire dall'osservazione del rapporto che l'artista ebbe per tutto il corso della sua vita con la rivista Domus, fondata nel 1928 da Gio Ponti. Su questo particolare aspetto della vasta carriera di Melotti è concentrata la mostra monegasca, che si focalizza quindi sulle opere a cui Domus ha dato spazio nel corso degli anni, nel periodo compreso tra il 1948 e il 1968. Molti articoli comparsi su Domus in quegli anni erano recensioni delle sue mostre come quella allestita negli anni Sessanta alla Galleria Apollinaire (recensita sul numero 377 di Domus), o alla galleria Toninelli (nel numero 449), entrambe a Milano; spazio anche per la mostra romana presso il Segno recensita sul numero di luglio '68. Alcuni articoli sono scritti da Melotti stesso e quel che stupisce positivamente è la lettura critica che l'artista ebbe sulle opere dei suoi colleghi coevi. Iniziava così nel '62, sul numero 392 di Domus, un suo scritto: " Si chiamano ancora arti figurative, ma la bella realtà è fuggita. Oggi tolti i vecchissimi maestri, nessun grande artista, degno di rappresentare l'allucinata epoca nella quale viviamo, mette più la tela o il trespolo davanti alla realtà". Un anno dopo, nel '63 scriveva un pezzo dal titolo sin troppo chiaro: "L'incertezza" in cui di fatto, sosteneva, tra le altre cose, che "il mercato è il padrone degli artisti e delle loro opere".
Le pagine di Domus davano spazio anche allo studio milanese di Melotti, nel numero di marzo del '54 ci sono foto che ritraggono le sue opere nell'atelier, ma il ritratto più empatico dello spazio di via Leopardi 26, è quello scritto da Lisa Ponti che firma un pezzo nel numero 230 di Domus, nel 1948, usando parole come "riso" e "gioco", per meglio descrivere il carattere di un artista complesso e semplice allo stesso tempo. Tutti gli articoli pubblicati su Domus sono stati ristampati in occasione della mostra di Villa Paloma e sono dislocati accanto alle opere nelle varie stanze della mostra, che non segue un andamento cronologico. Presenti nell'esposizione anche una serie di foto scattate da Ugo Mulas alle opere di Melotti: il rapporto di fiducia tra i due è ben descritto dal critico ed editore Vanni Schweiwille. Al terzo piano del museo, infine, c'è una project room per artisti più giovani: ora è in corso il lavoro di Paul Sietsema (Los Angeles, 1968) che si potrà vedere, come la mostra di Melotti, fino al 17 gennaio 2016.
Info Utili
Fausto Melotti
a cura di Eva Fabbris e Cristiano Raimondi
Nouveau Musée National de Monaco (Nmnm) - Villa Paloma
boulevard du Jardin Exotique 56 Principato di Monaco
In collaborazione con Fondazione Fausto Melotti Con la partecipazione di Domus Magazine e Archivio Ugo Mulas
FONTE: Valentina Bernabei (repubblica.it)
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