L'arte intorno agli anni della prima guerra mondiale, di cui ricorre il centenario, è ripercorsa nella mostra aperta fino al 23 agosto alle Gallerie d'Italia a Milano. La rassegna di circa 200 opere di pittura e scultura, allargata al periodo che va dal 1880 all'avvento del Fascismo vede anche due altre sezioni aperte a Napoli e Vicenza
L’Expo si avvicina e la città si prepara ad accoglierlo. Sono molte le iniziative pregevoli e tra queste, le Gallerie d’Italia hanno scelto di presentare una mostra dedicata alla Grande Guerra. Organizzata da Intesa Sanpaolo, comprende oltre 200 opere, tra dipinti e sculture, che coprono un periodo che va dal 1890 al 1935. Curata da Fernando Mazzocca e Francesco Leone, La Grande guerra. Arte e artisti al fronte, questo il titolo per esteso, va oltre la rappresentazione del conflitto e propone opere che ci spiegano come gli artisti hanno interpretato le fasi, gli umori e grandi difficoltà attraversate. La rassegna si sviluppa come un percorso espositivo iconografico e storico che insieme a Milano, è presente anche a Napoli e Vicenza. Un progetto complesso a cui hanno lavorato più di 150 persone tra studiosi, giovani storici dell’arte, architetti, restauratori, corniciai, grafici e traduttori. In Piazza Scala, sono esposte 200 opere, divise in quattro grandi sezioni: due si concentrano sugli anni che precedettero la guerra, le altre due sono dedicate agli anni durante e dopo il conflitto. “Un invito a riflettere sul percorso compiuto dalla cultura italiana, della guerra alla sua critica”, è stato il commento del presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, che ha poi sottolineato, "è interessante vedere come la cultura dell'epoca, un periodo molto tormentato dopo la Belle Epoque, pensava che la soluzione dei problemi italiani potesse essere un conflitto bellico, tema che induce a molte riflessioni,
mentre oggi, di fronte al tema della guerra, per fortuna ha un atteggiamento diverso, su posizioni critiche".
L’esposizione è quindi da vedersi anche come una lezione storica che si trae da una grande tragedia. "Il percorso stesso della mostra”, ha continuato argomentando Bazoli, “induce a questa riflessione, in quanto parte dalla situazione in cui si trovava l'Italia prima della Grande Guerra per poi proseguire con i periodi successivi: durante e dopo la guerra stessa". Sempre secondo Bazoli, "è interessante vedere come il mito della Vittoria ha generato delusioni creando i presupposti per le dittature, appoggiate poi da movimenti artistici, così come era stato per la guerra". Infine, ha constatato che "la vittoria ha sublimato la tragedia della povera gente che si è trovata a combattere tra le trincee, fino a dire che il popolo italiano è nato nella tragedia, perché in quelle trincee si è sviluppato un senso di fraternità". La mostra, come si diceva, apre in contemporanea a Napoli con una sezione sulla propaganda e il consenso e a Vicenza con una sezione dedicata ai luoghi d'arte feriti. Una mostra che parla della nostra storia e che allo stesso tempo ci permette di guardare al futuro con più fiducia. "Poter vedere qui, nelle Gallerie d'Italia, i capolavori che hanno raccontato la follia della guerra, è un modo eccellente per integrare una visita ad Expo con una apertura alla storia, e al futuro che vogliamo. Proprio negli anni che sono oggetto di questa mostra, che racconta anche il periodo precedente il conflitto mondiale, Milano viveva le sue prime Esposizioni Universali. Quella del 1906 in particolare nasceva con tutto l'entusiasmo per il progresso e per la pace che il Novecento sembrava promettere. Quelle promesse, come raccontano queste opere, non si avverarono. Ma quello slancio sì, quel desiderio di pace sì. Milano saprà esserne all'altezza", ha concluso il Sindaco Pisapia.
FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)
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