Al Madre la grande retrospettiva di uno dei protagonisti della ricerca Anni 70
Gli Anni 70 ritornano con mostre in tutta Italia e con loro i
protagonisti di un’irripetibile stagione in cui le forme di arte si
contaminavano, gli artisti si «plagiavano» consensualmente, e non si
capiva bene dove finisse l’arte e cominciasse la vita o viceversa. Se
c’è una figura simbolo di tutto questo, certo è Vettor Pisani. Omonimo
di un condottiero della Serenissima, barese di nascita ma con origini a
Ischia (le isole e quell’isola torneranno sovente nei suoi lavori),
amava raccontare di essere figlio di un ufficiale di Marina e di una
ballerina di strip-tease. E questo la dice lunga sulla sua capacità di
mescolare le carte in tutti sensi. Per lui Böcklin andava a braccetto
con Duchamp, Klein con Pistoletto, De Chirico con Beuys, Boetti e De
Dominicis con Riccardo Schicchi, solo per citare qualcuna delle sue
molteplici fonti di ispirazione o «contaminazione».
Lo affascinavano l’alchimia e la massoneria, i temi
religiosi, Edipo e gli animali più o meno simbolici (dal coniglio alla
lumaca), l’architettura e il teatro, Wittgenstein e la Germania che
aveva covato in seno il nazismo, ma tutto condito con ironia per cui La nascita di Wittgenstein
è un bambolotto che sembra il Bambin Gesù di un presepio di San
Gregorio Armeno, e in un fotomontaggio un bambino hitleriano a una
parata si chiama Germano Celante. Da tutto questo nacque una produzione
visionaria e imprevedibile che se talora appare datata, molto più spesso
si rivela capace di anticipare temi e sensibilità dell’arte di oggi:
c’è anche un’opera del 1997, I pesci rossi, in cui in qualche modo affronta già la questione dei migranti.
La documenta con intelligenza la grande retrospettiva
«Eroica Antieroica» che gli dedica il Madre di Napoli, a cura di Andrea
Viliani (che del museo è direttore) e Eugenio Viola, con la supervisione
di Laura Cherubini. La mostra si snoda in un lungo percorso circolare
al terzo piano del museo, con una successione di sale più tematiche che
cronologiche (la apre o la chiude, a seconda dei punti di vista, la
struggente gabbietta con la statuetta della torta nuziale di Pisani), fa
capolino tra le opere della collezione al secondo (la classicheggiante
stanza con il Quadrato magico) e occupa tutta la grande sala del pianterreno con opere sovente ossessionate dalla morte come la böckliniana Barca dei sogni («romanticamente cupa» è l’azzeccata definizione della sala che dà Viliani).
La collaborazione di Mimma Pisani, vedova dell’artista
(vengono dalla sua collezione molti dei lavori esposti) ha permesso di
ricostruire momenti salienti della sua carriera, come la performance La Scorrevole riproposta venerdì sera nella versione presentata nel 1972 a Documenta di Kassel. La Scorrevole è
un momento cruciale nella ricerca di Pisani, segna una sorta di corto
circuito da un lato con Duchamp e dall’altro con Pistoletto. In una sala
che forse è il cuore della mostra (anche perché da qui si dipana pure
la Camera di Eros) vediamo come Pisani attraverso le foto e Pistoletto con i suoi quadri specchianti rielaborano due opere di Duchamp che sono La mariée mise à nu par ses célibataires (degli Anni 10) e Le gaz d’eclaraige o Etant donnés
del 1946. E il gioco fra Pistoletto (è la moglie di Michelangelo la
modella con il cappio al collo nella performance di Pisani) e Vettor si
centrifuga nel Plagio, un video in cui le sembianze dell’uno si confondono con quelle dell’altro.
Oltre alla Scorrevole saranno riproposte due altre performance: A febbraio il coniglio non ama Beuys, nella versione presentata alla Biennale di Venezia del 1976 (in mostra c’è una sala dedicata a quell’evento) e a marzo Androgino
(carne umana e oro, del 1973, presentata in occasione di
Contemporanea). La performance rimandava alla prima mostra fatta da
Pisani a Roma nel 1970 alla Galleria Salita, dal titolo «Maschile, femminile e androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp», una
sala al terzo piano è dedicata a quell’evento in cui Pisani si
cimentava con temi che ritorneranno più volti nella sua ricerca. Una
ricerca poliedrica che non dimenticava il momento più esplicitamente
politico (abbiamo la sala della Germania in cui trovi anche un modellino
di Auschwitz) e quello provocatorio (la sala con le foto di pornostar
nell’evento organizzato da Pisani con Riccardo Schicchi).
«EroicaAntieroica» avrà un sequel al Teatro Margherita di Bari, dove tra
l’altro si rivedranno le opere esposte nel 1970 al Castello Svevo del
capoluogo pugliese: in quell’anno Pisani vinse il premio Pino Pascali.
L’affollamento all’inaugurazione di venerdì scorso, il
lavoro che Viliani sta facendo per (ri)costruire la collezione del
museo, il programma di mostre future (prima Predrag Timoney e poi
Spalletti in tandem con la Gam di Torino e il Maxxi di Roma) mostrano la
vitalità di un museo d’arte contemporanea che è riuscito a superare un
lungo momento di crisi. Si spera che il Madre serva da modello a
situazioni come il Museo di Rivoli, nel cui staff curatoriale il
direttore del Madre si è fatto le ossa ai tempi di Ida Gianelli.
VETTOR PISANI EROICA/ANTIEROICA UNA RETROSPETTIVA
Napoli, Museo Madre
Fino al 24 marzo
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