lunedì 14 giugno 2010

Djurberg, fantasmi di plastilina

Da Giò Marconi in vetrina sessanta pupazzi-sculture


Grandi occhi cerulei, volto angelico, capelli biondi, minuta, aria inquieta, la svedese Nathalie Djurberg (nata a Lysekil nel ’78, vive a Berlino) libera i suoi sogni, fantasmi, incubi dando vita a una sessantina di pupazzi-sculture, alle quali pare voler dare ordine, togliendole dalle casse e srotolando ciascuna dall’involucro per disporle a loro posto preciso, sopra piedistalli lignei e dentro 41 box in plexiglass, di cui taluni mostrano armature di neon rosa, rossi, gialli, blu; tutti simboli del desiderio d’ascesa spirituale dalle tenebre verso la luce e illuminazione. 

Un universo di sculture, dalle misure varie in plastilina, abitato da fachiri, asceti, indiani in meditazione, uomini che si autoflagellano, asceti sopra letti di spine, piuttosto che la figura allungata fra pile di cuscini in seta,(l’artista riveste i suoi pupazzi), corpi nudi di donne s’allungano, sovrappongono, contorcono, altrove un uomo porcospino procede fra i chiodi che lo coprono, altrove una figura pende dall’albero di fiori di pesco, e un’altra piange mentre le sue lacrime si fanno solide come rami d’un albero; ancora donne nude dalle chiome fulve, occhi sgranati, bocche color fuoco, affrontano possenti rane verdi dalle lunghe zampe rosse e arancio, come in uno dei due video realizzati per questa mostra milanese in stop motion, dove la venefica rana secerne il proprio veleno e offre, secondo gli sciamani, lo stato psichedelico e l’accesso al mondo degli spiriti. 

Ad accompagnare i video, intensamente pittorici nei colori, fondi e figure, è la musica di Hans Berg, compagno dell’artista. Ovunque appaiono, compaiono, si assediano e introducono uno sull’altro, gli animali, dal grigio elefante a lupi, cani, uccelli rapaci, scimmie, ma soprattutto rane e i viscidi serpenti blu, che offrono il nome alla mostra, i quali strisciano, si avvolgono, aggrovigliano, inanellano, circondano, sollevano le sculture sino a smembrare corpi tumefatti. Prossima tappa di questa personale la Kestnergesellshaft di Hannover. Ancora una volta bisogna ribadire che a Milano sono i privati, gallerie, Fondazioni preziose come la Pomodoro, Prada, Trussardi, e talora banche, a proporre l’arte contemporanea degna di interesse. In assenza dei musei pubblici.

NATHALIE DJURBERG
SNAKES KNOW IT’S YOGA
MILANO GALLERIA GIÒ MARCONI
FINO AL 24 LUGLIO

FONTE: Fiorella Minervino (lastampa.it)

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