All'Hangar Bicocca è in corso l'esibizione dell'artista islandese. Nove video sono proiettati contemporaneamente su grandi schermi in un allestimento che permettere al pubblico di assistere ad una performance corale e continua. "The Visitors", ispirata nel titolo e nel tema all'omonimo album del celebre gruppo svedese Abba, è un'installazione video intorno al tema della malinconia e del romanticismo, tratti tipici della cultura nordica e del personaggio
E' iniziata la nuova stagione espositiva dell'Hangar Bicocca, spazio che è sempre più al centro dell'esperienza dell'arte contemporanea non solo a Milano, ma a livello internazionale. Osare e proseguire sulla strada di proposte che entrerebbero a fatica in una galleria e che in un museo acquisirebbero forse un'aurea troppo seria, sembra essere diventata la sfida, decisamente sperimentale, della sua proposta culturale firmata dal nuovo artistic advisor, Vicente Todolì. In un'intervista Antonio Calabrò, componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Hangar Bicocca, afferma: "Fin dall'inizio abbiamo deciso che l'Hangar non poteva essere uno spazio per pochi eletti , ma non volevamo scegliere neanche un profilo troppo basso. Non è stato semplice, ma ci siamo riusciti, anche perché dalla presidenza abbiamo avuto sempre piena libertà di scelta". Quindi, il via è stato dato da un giovane performer con una video installazione di un concerto molto intimo: "Ragnar Kjartansson. The visitors".
Ragnar Kjartansson , 37 anni, Islandese, ha partecipato alla Biennale di Venezia del 2009 come il più giovane rappresentante del suo paese, a Milano ha portato la sua arte che è musica che si fa visione attraverso nove video in scala 1:1, in cui appaiano anche alcuni suoi amici
musicisti. Mentre si percorre lo spazio, tra i più grandi d'Europa (nell'insieme circa 15mila metri quadrati), tra note e immagini si perde la cognizione spazio-temporale, e ci si immerge in una atmosfera astratta, malinconica che porta lontano, tra modernità e romanticismo. La sua esperienza artistica è multipla, comprende disegno, pittura , ma anche performance, musica e teatralità. Kjartansson, ha studiato arte all'Academy of Arts di Reykjavik ed è cresciuto respirando teatro, tra la madre attrice e il padre regista e drammaturgo. La musica arriva negli anni novanta quando partecipa alla scena sperimentale del suo paese, suonando strani strumenti giocattolo, nella band dei Trabant. Eccentrico bohemien, grande amante degli Abba, si esibisce in performance che durano ore e ore, ma che si caratterizzano per evidenziare l'aspetto bipolare dei sentimenti che passano da un opposto all'altro, come dolore e felicità , bellezza e orrore , dramma e umorismo . " Nel mio lavoro c'è un approccio teatrale proprio per cercare di renderlo più leggero. Vorrei che si dicesse: guarda quanto si diverte a fare quest'opera!", ha raccontato Ragnan del suo lavoro performativo.
Tornando all'installazione Milanese, Ragnan si ritrae nudo, steso nella vasca da bagno mentre suona una piccola chitarra, indossando un paio di cuffie acustiche. Gli altri video appesi a mezzaria mostrano alcuni amici musicisti che suonano vari strumenti, ognuno all'interno di una stanza della medesima casa. Tra questi ci sono alcuni protagonisti della scena musicale islandese, come Sveisson, ex tastierista dei Sigur Ros, o le sorelle fondatrici dei Mùm, le gemelle Valtysdottir. La ripresa di ciascuna esecuzione è curata nei dettagli e offe un piano sequenza con al centro il musicista e il suo strumento, sullo sfondo invece i vari interni di un grande appartamento lussuoso, ma dall'aria vissuta. Si tratta di quadri in movimento, da ciascuno arriva un suono , che fondendosi con gli altri compone un concerto. "Ogni video è una stanza e ogni stanza corrisponde a un musicista e a uno strumento", ha spiegato l'artista durante la conferenza stampa. Si tratta di un bellissimo appartamento newyorchese nell'Upstate sul fiume Hudson, che è appartenuto a famiglie potenti tra cui gli Astor: "Questa casa è ora di proprietà di miei amici, sono anni che la frequento. Confesso che è stata la prima fonte d'ispirazione per questo lavoro e in questo tempo di capitalismo americano ci siamo divertiti a cantare il nostro socialismo scanzonato e malinconico", ha concluso l'artista.
C' è un video in cui tutti i musicisti, terminata l'esecuzione, si vedono insieme dopo che hanno lasciato le loro stanze vuote, è l'unico momento di condivisione. Una concertazione artistica della decadenza e della fine di molte certezze, più "sentimentale che materiale", come se la modernità devesse fare i conti con la tecnologia che porta, implicitamente, ad uno stato di solitudine, facilmente confondibile con fasulla e appagante socialità. C'è tristezza, ma è resa gradevole, quasi piacevole perché accompagnata da quella vena ironica, che ammanta di soavità all'atmosfera.
Ragnar Kjartansson The Visitors
A cura di Andrea Lissoni e Heike Munder
dal 19.09 al 17.11.2013
FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)
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