venerdì 10 maggio 2013

Zavattini e la passione "mignon" per l'arte

Zavattini e i Maestri del ‘900, una sfilata di autoritratti alla Pinacoteca di Brera

Bruno Munari e Giorgio De Chirico, Gillo Dorfles e Renato Guttuso, ma anche Mimmo Rotella e Fortunato Depero. Tutti in scala ridotta, incorniciati in mini-dipinti di 8x10 centimetri, sono esposti dal 7 maggio all'8 settembre nella Sala XV della Pinacoteca di Brera, a Milano, nell'ambito della mostra "Zavattini e i maestri del Novecento"

Ci sono alcuni dei più importanti protagonisti del mondo dell'arte nel XX secolo nella collezione di "autoritratti minimi" di Cesare Zavattini, che è ora in parte esposta nella Sala XV della Pinacoteca di Brera, a Milano. Il titolo della mostra è Zavattini e i maestri del Novecento,  lo scrittore e sceneggiatore neorealista, era infatti, un grande appassionato di pittura e nel corso della sua vita commissionò e raccolse quasi 1.500 dipinti di piccolissime dimensioni. Diceva di non potersi permettere opere grandi e di dover quindi ripiegare su quelle piccole. In particolare, chiese a quasi tutti i grandi artisti dell'epoca di realizzare un autoritratto per la sua collezione. Venduta nel 1979 da Zavattini per problemi economici, è stata in parte dispersa, ma nel 2008 la Pinacoteca di Brera ha acquisito 152 autoritratti, oggi restaurati e per la prima volta presentati al pubblico. La mostra é realizzata in collaborazione con l'Archivio Cesare Zavattini, prodotta da Skira, è stata curata da Marina Gargiulo, che presenta il percorso. "Si tratta di un gruppo di dipinti - dice - che viene dalla collezione di Cesare Zavattini che amava tantissimo ed è noto universalmente come sceneggiatore del neorealismo, ma aveva una passione incredibile per la pittura era lui stesso pittore e collezionista. Era appassionatissimo di questa raccolta che continuava ad alimentare. Ci sono autori famosissimi da Burri, de Chirico, Guttuso, Balla e artisti anche più recenti come Pistoletto, Plessi, Tullio Pericoli. Accanto ai 152 quadri, sono esposte una serie di lettere di risposta dei pittori alle insistenti richieste di Zavattini in cui i maestri fanno anche delle considerazioni sulle difficoltà che hanno nell'autoritrarsi in un formato minuscole.

Quanto fu dispiaciuto di dover essere costretto a vendere la collezione ?

"Si. Dovette venderla per difficoltà economiche come racconta nel suo diario. E sempre lì descrive quanto gli costò in termini affettivi, ricorda come i suoi figli impararono i nomi dei grandi maestri, guardando i quadretti e balbettandoli fin da piccoli, del resto aveva, come lui diceva, un'enciclopedia della pittura tutta in una stanza. Ed è vero perché erano tutte le stanze del suo appartamento e studio che erano rivestire e nel video in mostra si vedono".

C'è qualche storia o aneddoto, dietro a questa passione per la miniatura di Zavattini?

"Zavattini racconta nel suo diario di aver ricevuto in regalo dal critico d'arte Raffaele Carrieri nel 1940, prima di trasferirsi da Milano a Roma, un bozzetto di Massimo Campigli della 'Ricamatrice' di dimensioni molto piccole, e poco dopo di aver visto un pittore che dipingeva un pacchetto di sigarette. Questi due incontri lo portarono a prendersi a cuore questa idea del formato piccolo, dove secondo lui l'artista era costretto a concentrare il meglio della sua cifra stilistica. E' poi simile alla cifra poetica anche di Zavattini: le piccole cose, quelle del quotidiano. Il collezionismo per casa, il collezionismo domestico, insomma".

Ha mai espresso preferenze o legami particolari nei confronti di alcuni di questi dipinti?

"No, Non ha mai espresso preferenze, nei suoi diari o nei suoi scritti una preferenza per un artista o per uno di questi dipinti. Piuttosto c'è l'apprezzamento per una persona. Nell'archivio Zavattini di Reggio Emilia c'è un quantità di materiale enorme e lì si trovano gli intensi scambi epistolari che lui intratteneva, e si capisce quanto fossero veri questi rapporti d'amicizia, infatti è per quello che abbiamo scelto come sottotitolo della mostra è Zavattini e i maestri del '900, per il profondo rapporto che aveva con il mondo dell'arte".

Ci può raccontare qualche aneddoto particolare che emerge dai carteggi esposti in mostra?

"Ci sono moltissime riflessioni e proteste di artisti che dicono non mi chieda più questi quadretti, e tra questi c'è ne è uno molto divertente del pittore Lugabue a cui Zavattini era molto legato, è stato uno dei suoi scopritori e grande sostenitore della pittura naif, Ligabue per Natale gli scrive una lettera in cui gli scrive 'mi dicono che mi vuole far fare un film' e Zavattini risponde 'Assolutamente NO, ma chi glielo ha detto!'".

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

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