A Forlì una grande mostra sulla pittura e la scultura nel nostro Paese tra le due guerre. Carrà, De Chirico, Casorati, Balla e gli altri alle prese con la spinta innovativa di un "secolo sbocciato tardi", il tradizionalismo e i compromessi con il regime
"Il Novecento ci ha messo molto a spuntare. L'Ottocento non poté finire che nel 1914. Il Novecento non comincia che con la guerra", così scriveva Massimo Bontempelli, uno dei più importanti esponenti della cultura del Novecento, e questo è l'esatto arco temporale che la mostra, aperta ai Musei San Domenico di Forlì, ha inteso esplorare. Un progetto di riflessioni e indagini lungo un biennio perché iniziato lo scorso anno con "Wildt, l'anima e le forme tra Michelangelo e Klimt", e si appresta ora a concludersi, appunto con la mostra "Novecento. L'arte in Italia tra le due guerre" che rimarrà aperta fino al prossimo 16 giugno.
Curata da Fernando Mazzocca, è divisa in 16 sezioni e presenta i grandi temi affrontati nel Ventennio dagli artisti che aderirono alle direttive del regime fascista e non solo. Il clima artistico che permeava quel periodo sembrava essere perennemente teso a ricercare un nuovo rapporto tra le esigenze della contemporaneità e la tradizione, tra l'arte e il pubblico. Superata la devastazione della "grande guerra" con l'affermarsi dell'ideologia fascista e la crisi delle avanguardie come il Futurismo, si faceva largo nel mondo delle arti la ricerca di un più tranquillizzante "ritorno all'ordine". Non era un andare contro la modernità, ma una necessità di guardarsi indietro e cercare una sintesi nuova partendo dalla classicità: ne è espressione la pittura di Carlo Carrà che passa a catalogare esempi di forme antiche, o quella di Giorgio De Chirico che proponeva un ritorno della figura umana, rappresentando soggetti evocativi in paesaggi metafisici. In esposizione si incontrano poi molti altri protagonisti del tempo, pittori come Severini, Casorati, Balla, Depero, Cagnaccio di San Pietro, Renato Guttuso, e scultori come Martini, Andreotti, Baroni, Manzù, Rambell.
Oltre alla pittura e alla scultura, l'esposizione intende dare uno sguardo il più possibile allargato al gusto di quel
periodo, si trovano quindi opere di grafica, cartelloni murali, mobili, oggetti d'arredo, gioielli, abiti; una visione a tutto tondo del rapporto tra le arti e le espressioni del costume e della vita, che mette a confronto artisti e opere di varia natura.
Una importante e ricca sezione in mostra affronta anche il legame culturale e formale con la prospettiva razionalista e il dibattito sul classicismo in architettura e nell'urbanistica. Attraverso progetti, immagini e ricostruzioni, è testimoniata la razionalizzazione dei vecchi centri storici, nel ripensamento dei rapporti tra città e campagna, nella fondazione di città nuove si manifesta una visione plurale che tenta una sintesi nuova tra monumentalità e modernità. In quegli anni nasceva anche il made in Italy, quel design, celebrato nelle Triennali milanesi, che attraverso la riproduzione industriale stringeva il legame tra arte ed espressione della vita.
Infine i grandi temi che attraversarono e che caratterizzarono il periodo sono tutti ben rappresentati: la maternità, il ritorno al mito, il mare, la terra, la grande urbanistica, l'amore per la tradizione, cui si aggiunse in ultimo la crisi, quello che portò alla più ampia tragedia nella quale fu trascinato il Paese.
NOTIZIE UTILI - "Novecento. L'arte in Italia tra le due guerre"
Musei San Domenico
Piazza Guido da Montefeltro,12 - Forlì
Da sabato 2 febbraio a sabato 16 giugno 2013
Ingresso: da euro 11.00
FONTE: repubblica.it
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