LA 54esima edizione del Festival di Spoleto parte il 24 giugno. Aggiustati i tiri, equilibrate le sezioni, arricchiti i programmi, abbondano i divi, le proposte, le occasioni. E (farà piacere a molti) c’è anche un preciso omaggio al padre fondatore, Gian Carlo Menotti, scomparso il 1° febbraio 2007: il Due Mondi di quest’anno è dedicato a lui per espressa volonta del direttore della rassegna, Giorgio Ferrara, nel centenario della nascita del maestro (Menotti avrebbe compiuto un secolo il 7 luglio). E al Teatro Nuovo andrà in scena, il giorno dell’inaugurazione, «Amelia al ballo», primo titolo lirico del compositore di Cadegliano.
Ferrara, saldamente insediato da quattro stagioni, firma un cartellone organico, memore della tradizione ma aperto al nuovo, ai giovani, alla internazionalità. Ama riparlare del Due Mondi-officina che guarda avanti, pur senza dimenticare le vocazioni d’origine e la valorizzazione di una collocazione geografica privilegiata. Non a caso il Festival è tornato ad essere, come nel passato, luogo di produzione di allestimenti originali, concepiti per l’occasione e per la prima volta offerti al pubblico. Proprio l’«Amelia», di cui lo stesso Ferrara firma la regia, ne è non piccola testimonianza.
I nomi? Tanti, da Jeanne Moreau a Luca Ronconi, da Anouk Aimée a Angel Corella, da James Conlon ad Andrea Camilleri, da Annamaria Guarnieri ad Adriana Asti, Maurizio Scaparro, Massimo Ghini, Claudio Santamaria, Massimo Popolizio, Filippo Timi... Il teatro, tutto considerato, fa la parte del leone. Sarebbe contento, ancora una volta, il maestro Menotti, che soprattutto nell’ultimo periodo della sua presenza spoletina, lamentava la penuria della prosa.
Appuntamento da non perdere, fra le varie offerte, quello con «La modestia» di Rafael Spregelburd, diretta da Ronconi. Spregelburd, quarantenne argentino, ha scritto il suo primo testo teatrale a ventidue anni, «Cucha de almas», vincendo nel suo Paese il Premio nacional de dramaturgia. Da allora ad oggi ha prodotto una trentina di pièces che sono state rappresentate in tutto il mondo. «La modestia» che vedremo a Spoleto fa parte della «Eptalogia di Hieronymus Bosch», opera formata da sette testi dedicati a quelli che, per l’autore, sono i sette peccati capitali contemporanei. L’idea di scrivere l’Eptalogia, Spregelburd l’ha avuta osservando al Prado di Madrid la teatralissima tavola sui peccati capitali attribuita a Bosch. Ognuno dei sette capitoli, indipendenti l’uno dall’altro, associa un vizio contemporaneo alla traccia del corrispettivo antico. La modestia (in Bosch la superbia) è due parti e si svolge prima a Trieste, poi a Buenos Aires.
Vivace, al Festival, anche l’ambito tricolore, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ci sono il «Cannibardo» di Massimo Ghini e i balli ottocenteschi; le letture di storia patria della Asti fatte assieme a Giorgio Ferrara; la rievocazione delle ultime ore di una grande italiana come Eleonora Duse che Scaparro ha affidato all’interpretazione della Guarnieri. E tanto altro, il cinema, le mostre d’arte, il new cabaret burlesque.
Ferrara si aspetta, da questa 54esima edizione, ulteriore crescita del pubblico, degli incassi, dell’attenzione da parte delle istituzioni, degli artisti, degli operatori, delle aziende, dei media. Un artista contemporaneo, Luigi Ontani, ha creato per il manifesto 2011 la figura di un’Italia-persona «titolare di una sempre verde e originale anima barocca, capace di fronteggiare esteticamente il mutare dei tempi».
FONTE: Rita Sala (ilmessaggero.it)
Nessun commento:
Posta un commento