Nella Galleria d'arte moderna, una "parata" di artisti forti, impegnati, solitari e coraggiosi, che sognano di diventare portatori di valori sociali. Da Boltanski a Kiefer, Merz e Bourgeois
Anche l'arte contemporanea ha la sua "Resistenza". Fatta di artisti "partigiani" che scelgono gesti coraggiosi, interventi estremi, lavori impegnati, tutto col sogno intimo, a tratti visionario e utopistico, di trasformare l'opera in messaggio sociale, con un suo valore etico capace di evocare alternative possibili ad un vivere acre e tragico. Un'arte fatta di eroismi individuali, è quella che vuole raccontare la mostra "Eroi" che sotto la cura di Danilo Eccher si apre alla Galleria d'arte moderna e contemporanea dal 19 maggio al 9 ottobre. Una collettiva di personalità suggestive e dirompenti, da Christian Boltanski ad Anselm Kiefer, Mario Merz, Francesco Vezzoli, Jenny Saville, Louise Bourgeois, che fa leva sul Dna della grandiosità e della magniloquenza dei lavori (una quarantina), in alcuni casi realizzati appositamente per l'evento.
Per dirla con Danilo Eccher, "Questa mostra non vuole svolgere un'analisi sulla tematica dell'eroismo nell'arte contemporanea, non vuole declinare la complessità di un argomento in un coerente percorso di opere, è invece, più cinicamente, una parata di eroi; non è la ricerca di una comunità filosofica ma l'incrocio di personalità forti, di linguaggi autonomi, di caratteri distinti, è una sottile vicinanza di solitudini poiché unico ed egoista è il percorso dell'artista verso il mondo. E' soprattutto - insiste Eccher - l'insieme di alcune voci soliste che improvvisano una sorprendente coralità dalla quale emerge la domanda sull'attualità dell'eroe". Ad aprire la "parata" di eroi è la possente e austera scultura in acciaio di Thomas Schutte "Grosse Geister Nr.6", del 1997, all'ingresso della galleria, di una teatralità enigmatica e improbabile, pervasa di un'umanità che fa i conti con la propria debolezza.
Si incontrano, quindi la poesia cosmica dell'impalpabile "Autoritratto di stelle" di Michelangelo Pistoletto, del 1973, e l'inquietante gabbia di teste di "Cell XX" di Louise Burgeois. Conturbanti le astrazioni liriche, gestuali, materiche e primitive di Sean Scully, presente con "Wall of light Zacatecas" e "Doric", così come quelle più liquide, vorticose, caotiche eppur eteree ed esotiche di Cy Twombly, in "Roma" del 1962. Imponente ed inquieto appare "Humbaba" di Anselm Kiefer, del 2009, ispirato al guardiano della foresta di cedri nell'antica mitologia numerica, creatura/fantasma che incombe sulla grande tela materica attraverso tracce di uno spirito in polvere. Liturgica, d'una sacralità feroce e "patetica" appare l'installazione di Hermann Nitsch che oscilla, come osserva Eccher, fra impulsi dionisiaci e ritualità cattoliche. Per poi lasciarsi sedurre dal coraggio pittorico, spietato e disincantato, di Jenny Saville nell'opera "Passage" del 2004-2005, che immortala la sessualità sospesa e irrisolta di una trans.
E ancora più eroica è la fisicità performativa di Marina Abramovic nel video "the Hero" del 2001, dove l'artista esibisce se stessa nella sopportazione strema di ogni limite. Nello spazio undergroung project, incombono le lacrime e il sangue di un muro che cola sul pavimento, nell'installazione spettrale di Latifa Echakhch, e la morbosa casa-memorabilia immersa nel buio di Ilya ed Emilia Kabakov. Spietato è "Self-portrait" di Pawel Althamer, del 1993, che punta a raccontare il corpo più che l'artista, costruendo una figura di grasso, cera, materiali organici, capelli. Misticamente gioioso, al contrario, è "Autoritratto con Juventus e Torino" di Francesco Clemente, del 2010.
Drammatico, il gioco sulla spiaggia di Tel Aviv che evoca il video di Sigalit Landau, "Barbed Huha" del 2000, con una donna che fa l'hula hoop con un cerchio di filo spinato. Con "Containers" del 2010 e "Children" del 2011, Christian Boltanski tesse una nostalgica parabola di eroi umili, vecchi e bambini, mentre Francesco Vezzoli rende omaggio a Maria Callas nella sua "Maria Callas played La Traviata 63 times", dove il volto di Maria Callas appare sessantatre volte incorniciato in un piccolo cerchio e sul quale compare un delicato, dolcissimo ricamo per delle brillanti lacrime. Ma eroico epilogo può essere anche l'appello ad un ritorno alla pittura vera e genuina di Georg Baselitz col gusto sapiente del colore steso sulla tela ad inseguire un immaginario figurativo, o la sequenza dei numeri di Fibonacci nella spirale di Mario Merz, nel tentativo estremo di indagare le dinamiche della natura.
Notizie utili - "Eroi", dal 19 maggio al 9 ottobre 2011, Gam - Galleria d'Arte moderna e contemporanea, via Magenta 31, Torino.
Orario: martedì - domenica 10-18, chiuso lunedì.
Ingressi: € 7.50 ridotto € 6.00, gratuito ragazzi fino ai 18 anni
Informazioni: tel. 011 4429518.
Catalogo: Allemandi.
FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)
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