Rimasta 84 anni in sacrestia, la monumentale opera è tornata nella chiesa fiorentina per la quale era stata dipinta nel 1310-1315. Dopo un prudentissimo restauro di otto anni all'Opificio delle pietre dure che ha restituito la luminosità e brillantezza dei colori e dei vetri, i volumi e il modellato
Qualcuno dovrà avere la pazienza di fare una storia dell'arte narrando i crimini degli spostamenti delle opere all'interno delle chiese fino a farle diventare invisibili quando andava bene o piuttosto pronte a dispersioni o danneggiate. Per esempio la "Maestà" di Duccio che rimase sull'altare maggiore del Duomo di Siena fino al 1506 quando fu appesa ad una parete del transetto. Nel 1771 la tavola venne tagliata nelle due facce dipinte, separate in due cappelle, parte spostata in sacrestia. Ben presto cominciò la vendita a vantaggio di collezionisti e musei stranieri.
In questa particolare storia dell'arte un posto di prima fila spetta alla monumentale "Croce" di Giotto (4,67 metri in altezza e 3,60 in larghezza) della chiesa fiorentina di Ognissanti. Realizzata per la critica nel periodo 1310-1315 o verso gli anni Venti, per l'ordine dei frati Umiliati che allora reggeva chiesa e convento, era sistemata sul muro di tramezzo alto circa quattro metri e mezzo che separava il coro riservato al clero dalla navata per i fedeli. Un muro, che pure dotato di una porta centrale, appare ai nostri occhi una brutale cesura, ma che doveva essere uno spettacolo. Perché la "Croce" era accompagnata da altre quattro tavole di Giotto citate dal Ghiberti (che scriveva a un secolo dalla morte del maestro). La grande (325 per 204 cm) Madonna col Bambino in trono fra gli angeli, la celebre "Madonna d' Ognissanti" ora agli Uffizi. Il piccolo (75 per 178 cm) "Transito della Vergine" finito a Berlino, Gemäldegalerie. La "meza Nostra Donna col fanciullo in braccio" (perduta) e una tavola non precisata. E dagli affreschi di Domenico del Ghirlandaio ("San Gerolamo nello studio") e di Botticelli che è sepolto nella chiesa ("Sant'Agostino nello studio").
Fra 1564 e 1566 fu il Vasari a demolire il muro (con stacco "a massello" degli affreschi trasferiti nel refettorio), e ristrutturare "Ognissanti" (come Santa Maria Novella ed altre chiese), per le modifiche liturgiche apportate dal concilio di Trento del 1563. La "Croce" venne spostata sulla controfacciata, poi in una cappella del transetto, trascurata e tanto mal usata da essere qualificata come guardaroba nella quale la "Croce" si dovette sistemare (con danni) fra gli armadi. Infine in sagrestia nel 1926 quando il braccio del transetto venne trasformato in sacrario della Prima Guerra Mondiale.
Da 84 anni quindi la "Croce" di Giotto è in pratica scomparsa, passata nel dimenticatoio anche per i fedeli. Ma qualcuno se ne era ricordato se nel 2000, Antonio Paolucci, allora soprintendente, con "clamorosa concessione" fece spostare la "Croce" nella storica mostra della Galleria dell'Accademia che fece il punto sul "bilancio critico di sessant'anni di studi e ricerche su Giotto". La "Croce" venne presentata come "Bottega di Giotto ('Parente di Giotto')" nel volume del bilancio critico e come "Giotto" nella guida della mostra, ideata e a cura di Angelo Tartuferi e Franca Falletti.
La concessione della "Croce" era stata condizionata da un futuro restauro e l'Opificio delle pietre dure, finito l'intervento nel 2001 sulla "Croce" giovanile di Giotto per Santa Maria Novella (1285-1290), l'anno dopo cominciò il prudentissimo intervento sulla "Croce" di Ognissanti. E dopo otto anni di studi, indagini scientifiche, ricerche per un nuovo metodo di pulitura, restauro, ecco di nuovo la "Croce" nella chiesa di Ognissanti, nella cappella sopraelevata del braccio di sinistra, la cappella dei Caduti, raggiungibile con una breve scala. Collocata su di una base metallica di nuova concezione ora spicca in alto, quasi sollevata, sotto le antiche volte gotiche, ancora di più grazie al sistema di illuminazione dal basso e la leggera inclinazione in avanti (come lo era sul tramezzo).
A Santa Maria Novella la "Croce" di Giotto era stata ricollocata al centro della navata nell'antica posizione "più attendibile". Cosa impossibile ad Ognissanti che "mantiene tutte le opere della ristrutturazione cinquecentesca e del periodo barocco" e nella navata non c'è spazio.
FONTE: Goffredo Silvestri (repubblica.it)
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