Dal 19 febbraio al 3 aprile Galleria Varsi ospiterà la mostra personale di uno degli street artists italiani più conosciuti al mondo
Pixelpancho arriva a Roma con la sua inconfondibile tag, un piccolo androide. Dal 19 febbraio al 3 aprile la Galleria Varsi, tra le più giovani realtà che producono street culture nella Capitale, ospiterà “Androidèi” la mostra personale di uno degli street artist italiani più conosciuti e apprezzati al mondo, con oltre 100mila followers su Instagram.
Gli “Androidèi” sono i soggetti delle opere dell'artista, all’interno delle quali i Robot e gli dèi si incon¬trano per fondersi in un’unica entità soprannaturale. L’uomo è protagonista senza mai comparire in carne ed ossa, la sua pelle sensibile diviene ferro, il suo animo ingranaggio. E spiega: “Il corpo umano è interessante da un punto di vista anatomico: il modo in cui funziona è veramente affascinante e ispira tutti i miei disegni”.
La riflessione dell’artista torinese sull’uomo, espressa nel tempo attraverso metafore visionarie, si fonda su una rappresentazione fantastica della realtà e che la trascende per raccontarla attraverso le 19 opere che saranno presenti all’interno della mostra: dipinti in acrilico su pannelli di legno, sketch e incisioni su carta e una scultura in gesso, ceramica e ferro. In linea con il tema della mostra, la Galleria Varsi si trasformerà in una domus romana: le opere si sostituiranno agli affreschi, la natura prenderà possesso dello spazio in un luogo colmo di suggestioni. “Punto di forza della Galleria – ha dichiarato Massimo Scrocca, il fondatore – è proprio la continua mutazione che apportiamo allo spazio, tra installazioni e dipinti sui muri interni, dando così la sensazione al fruitore di entrare a contatto direttamente con la visione dell'artista”.
L’artista realizzerà inoltre un murales nel quartiere Primavalle, in collaborazione con il collettivo Muracci Nostri e gli artisti e realtà locali per portare nella periferia del territorio l'impatto e le suggestioni della street art che ne racconta così storia, simboli e memorie.
Gli “Androidèi” sono i soggetti delle opere dell'artista, all’interno delle quali i Robot e gli dèi si incon¬trano per fondersi in un’unica entità soprannaturale. L’uomo è protagonista senza mai comparire in carne ed ossa, la sua pelle sensibile diviene ferro, il suo animo ingranaggio. E spiega: “Il corpo umano è interessante da un punto di vista anatomico: il modo in cui funziona è veramente affascinante e ispira tutti i miei disegni”.
La riflessione dell’artista torinese sull’uomo, espressa nel tempo attraverso metafore visionarie, si fonda su una rappresentazione fantastica della realtà e che la trascende per raccontarla attraverso le 19 opere che saranno presenti all’interno della mostra: dipinti in acrilico su pannelli di legno, sketch e incisioni su carta e una scultura in gesso, ceramica e ferro. In linea con il tema della mostra, la Galleria Varsi si trasformerà in una domus romana: le opere si sostituiranno agli affreschi, la natura prenderà possesso dello spazio in un luogo colmo di suggestioni. “Punto di forza della Galleria – ha dichiarato Massimo Scrocca, il fondatore – è proprio la continua mutazione che apportiamo allo spazio, tra installazioni e dipinti sui muri interni, dando così la sensazione al fruitore di entrare a contatto direttamente con la visione dell'artista”.
L’artista realizzerà inoltre un murales nel quartiere Primavalle, in collaborazione con il collettivo Muracci Nostri e gli artisti e realtà locali per portare nella periferia del territorio l'impatto e le suggestioni della street art che ne racconta così storia, simboli e memorie.
FONTE: Salvo Cagnazzo (lastampa.it)
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