mercoledì 3 aprile 2013

Mosca, un nuovo museo. Firma Fuksas


L'architetto romano vince il progetto per il Museo Politecnico che sorgerà entro il 2017. Un'opera audace che "spezza" lo stile del classicismo socialista nella Collina dei Passeri, a 10 chilometri dalla Piazza Rossa. Era dai tempi della grande stagione di Caterina la Grande a San Pietroburgo che un italiano non edificava in Russia

Un nuovo museo a Mosca. E con la firma del design italiano. Quello di Massimiliano e Doriana Fuksas, che hanno vinto il prestigioso concorso internazionale per la progettazione del "Moscow Polytechnic Museum and Educational Centre" di Mosca che dovrebbe sorgere entro il 2017. A distanza di tre secoli, dopo la stagione storica degli architetti italiani, quella in particolare di San Pietroburgo e di Bartolomeo Rastrelli, un architetto italiano torna a realizzare un'importante opera pubblica in Russia e nella capitale in particolare.

"È uno dei miei progetti più belli ed è una vittoria italiana, il museo e il centro educativo devono diventare una pietra miliare luminosa e rispecchiare l'immagine della nuova generazione - dice l'architetto romano Massimiliano Fuksas. Il " Moscow Polytechnic Museum and Educational Centre" di Mosca (circa 40.000 mq) sorgerà nell'area delle Colline dei Passeri, a 10 km circa dalla Piazza Rossa, per un costo di 180 milioni di dollari. Adiacenti al sito, una serie di edifici realizzati in puro "classicismo socialista", edifici monumentali tra i quali spicca quello che ospita la biblioteca dell'Università Statale di Mosca.

Il progetto è composto da quattro elementi. Una scultura dalla geometria irregolare, come tagliata dal vento, interamente rivestita in rame preossidato, che rimanda screziature tra il verde e l'azzurro. Gli elementi, collegati tra loro attraverso i livelli interni, si sviluppano trasversalmente e poggiano su una teca trasparente aperta verso la città. L'idea motrice dell'autore è quella del dialogo e allo stesso tempo del contrasto tra passato e presente, tra una monumentalità se vogliamo più statica e una "in movimento".

La teca trasparente si compone di due livelli. Il piano terra, dove si sviluppa l'area aperta al pubblico, comprende la hall che può accogliere diverse installazioni artistiche, un caffè, uno shop, due auditorium di diversa capienza (tra i 500 e gli 800 posti) disegnati come parallalepipedi in legno rosso e tre giardini d'inverno con copertura apribile. Al livello superiore, il mezzanino, trovano posto gli uffici.

La copertura in pietra della teca, sulla quale poggia la parte sculturale del progetto, è concepita come una "piazza sospesa" per il pubblico. Gli elementi scultorei rivestiti in rame preossidato si sviluppano su tre livelli principali, ad ognunoo corrisponde una funzione. Al primo livello si sviluppa l'area dedicata alla comunicazione, con diverse sale conferenze/auditorium e lo Science and Technology Media Center con i servizi di supporto. Il secondo livello consta nell'area espositiva: sale, science/art gallery, la collezione del Museo, area Maths (matematica), cinema/auditorium.

Il terzo livello ospita laboratori, la biblioteca, il laboratorio didattico, l'area espositiva dello Science and Technology Museum Center. La luce naturale penetra nel Museo attraverso tre tagli principali, due disposti in verticale, uno sulla facciata principale e un altro sul lato posteriore che affaccia sul parco adiacente, mentre in copertura un grande lucernario domina tutti i livelli del Museo.

Come detto, era dai tempi della grande stagione di San Pietroburgo, dal Settecento, che nessun architetto italiano costruiva in Russia. E se a Mosca lo stesso Cremlino è stato in buona parte modellato da nostri antenati, ma solo fino al Cinquecento, la città più segnata dall'italian design è la capitale voluta da Pietro il Grande, e poi forgiata da Caterina. Prima Domenico Trezzini (Ticinese), cui si devono la fortezza e la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, nell'isola che costituisce il nucleo originario del progetto, poi soprattutto Francesco Bartolomeo Rastrelli, architetto di corte di Caterina. Sono opera sua l'Ermitage, la cattedrale Smolny, le due residenze estive di Peterhof e - capolavoro assoluto - lo Tsarskoe Selo (o Palazzo di Caterina) a Puskin: il cosiddetto Barocco russo, in realtà made in Italy. Poi ci furono ancora Rinaldi, Quarenghi e, nell'Ottocento, il napoletano Carlo Rossi, che però visse nella capitale degli zar sin da tenerissima età, tanto da essere considerato russo. E, curiosità che quasi evoca il concetto di corso e ricorso storico, Rastrelli, italiano nato a Parigi da padre scultore, visse la sua (dorata) gavetta fatta di piccoli capolavori come il palazzo Rundale e lo Jelgava, in Lituania. Il paese di origine di Massimiliano Fuksas.

FONTE: repubblica.it





Nessun commento:

Posta un commento