Dopo tre anni di cantieri inaugura oggi la nuova sede a' Pierrefitte-sur-Seine, Saint-Denis, Parigi. Istituzione storica per la Francia, custodisce i documenti sui regimi politici dal VII secolo ad oggi. E sotto l'estro di Massimiliano e Doriana diventa un "gioco di equilibri" tra due edifici opposti
Fuksas e la Rivoluzione francese. Un binomio che segna la nuova opera pubblica dell'archi-star italiano in Francia. Dopo il Liceo Georges-Frêche a Montpellier inaugurato lo scorso settembre, è la volta della nuova sede degli Archivi Nazionali a' Pierrefitte-sur-Seine, Saint-Denis, Parigi. Complesso che porta la firma di Massimiliano e Doriana Fuksas, inaugurato "puntualmente" oggi dopo tre anni di cantiere. Una vera istituzione per la storia della Francia, visto che gli Archivi Nazionali furono creati proprio durante la Rivoluzione del 1789, e conservano documenti eccezionali come i papiri merovingi, i processi dei Templari, il diario di Louis XVI, il testamento di Napoleone, la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino, il giuramento del Jeu de Paume, le Costituzioni successive della Francia.
Un progetto che, come dichiarano gli architetti, " vuole emozionare", con la strategia di due "corpi" principali in un gioco di equilibrio perfetto tra forze opposte. Un edificio, infatti, si sviluppa orizzontalmente, l'altro con una tensione in altezza. Uno "sospeso, leggero, trasparente", l'altro "ancorato al terreno, imponente, riflettente". Due "corpi", due "mondi", dicono Massimiliano e Doriana Fuksas, collegati simbolicamente da passerelle, che in un "continuo rimando tra di loro danno vita a un'identità che affonda le sue radici nella memoria del passato con lo sguardo rivolto alla contemporaneità e al futuro. Un'identità e una memoria che appartengono alla Francia, e all'intera umanità".
Quasi una "liaison dangereuse" tra ordine e caos. Il primo edificio, che sembra protendersi verso la città, si articola in volumi a sbalzo come "satelliti", ospitando gli uffici, la sala conferenze (300 posti) e la sala espositiva. Vetro, luce, trasparenza, leggerezza impalpabile delle facciate, sembra la caratteristica essenziale di questo corpo i cui volumi, di diverse proporzioni, si susseguono con effetto "sospensione" su delle superfici d'acqua. L'edificio che ospita gli Archivi (220 magazzini su 10 livelli) appare invece come un imponente monolite di alluminio. E' il luogo dedicato alla memoria e alla ricerca, accoglie i documenti d'archivio e la sala di lettura. Rivestito da una "pelle" di alluminio lungo tutto il volume, si accende di luce con l'inserzioni di vetrate per la sala di lettura e il percorso d'ingresso.
Coup de thêatre, tra il monolite e i volumi "satelliti" compare una scultura-installazione di Antony Gormley, solo uno dei tre interventi artistici. Una creatura che si solleva dal velo d'acqua sottostante, e che si muove, come avesse una sua energia vitale interiore, tra le facciate del complesso architettonico. Le facce geometriche che articolano l'opera lungo il suo passaggio danno vita alla struttura di una concatenazione di dodecaedri, che si riflette e si proietta tra il bacino d'acqua e le superfici specchianti dei volumi. A questo si aggiunge la serie di "casseforti" in cemento di Pascal Convert, incastonate nell'area antistante i volumi "satelliti", che riportano in bassorilievo i volti di alcune personalità che hanno lasciato un segno nella memoria collettiva.
E' poi il tocco artistico di Susanna Fritscher ad arricchire lo spettacolo della hall a doppia altezza che accoglie il visitatore. L'effetto "sospeso" dei volumi "satelliti" è messo in risalto attraverso un tocco minimale che consta della realizzazione di controsoffitti come "fogli" di inox sfumati di rosso. Il tutto si arricchisce con l'intervento paesaggistico di Florence Mercier. La sua progettazione degli spazi verdi ha dato vita a una reale interazione tra natura, architettura e pubblico. La passeggiata verde che introduce e accompagna il visitatore al complesso è come una quinta scenica che alterna geometrie, forme, colori e sfumature.
FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)