Nella rassegna che si chiude oggi un’installazione di Hashimoto come metafora della situazione attuale delle gallerie espositrici
L’unica grande installazione presente in questa edizione dell’Arte Fiera Art First, che si chiude oggi a Bologna, è Armada del giovane americano Jacob Hashimoto. Si tratta di più di un centinaio di barchette a vela di legno che fluttuano nell’aria, sospese a fili mossi da invisibili motorini elettrici collocati sul soffitto. Quest’opera, messa in vendita a 360 mila euro, potrebbe essere vista dai pessimisti come una metafora della situazione attuale in cui si trovano le 150 gallerie espositrici, sballottate nel mare grosso della crisi economica generale e di settore. E la stessa galleria che la espone, lo Studio La Città di Verona, ha dichiarato che non parteciperà più alle fiere per sviluppare nuovi progetti espositivi.
In effetti è vero che le preoccupazioni sono tante, e che molte gallerie navigano prudentemente a vista, ma qui a Bologna prevale un «cauto ottimismo», anche se gli espositori sono una cinquantina in meno rispetto all’anno scorso. Poche anche le iniziative per animare culturalmente l’evento. Tra queste c’è «On the Spot», uno spazio dove giovani curatori hanno allestito piccole mostre estemporanee con opere di artisti presenti nelle gallerie; e il Premio Euromobil, per artisti sotto i trent’anni, vinto dal serbo Despotovich.
Detto questo, Arte Fiera, articolata in tre grandi padiglioni (due per il contemporaneo e uno per il moderno), si conferma come la più importante fiera nazionale, centro strategico e termometro del sistema delle gallerie e del collezionismo italiano, quello aperto anche all’arte internazionale ma meno condizionato dall’attrazione delle proposte delle fiere estere considerate più trendy (di cui Artissima a Torino cerca di intercettare e far propria la fascinazione). A confermare il peso della Fiera bolognese c’è un indubbio e costante successo di pubblico ma anche, ed è questo che interessa veramente i galleristi, una presenza più che soddisfacente dei principali collezionisti che, come sempre, sono seguiti dagli altri, nei limiti delle possibilità finanziarie.
Giuseppe Pero, della Galleria 1000Eventi di Milano, definisce in modo un po’ ironico la fiera come «nazional-popolare», nel senso che, in particolare degli artisti più famosi, vengono proposti i lavori meno importanti e più abbordabili, ma non per questo di minor qualità. Per quanto riguarda le quotazioni di vertice, quelle di cui si parla di più (a prescindere dalle tendenze), si va da una scultura di Anish Kapoor in vendita a 800 mila euro, proposta dalla dinamicissima Galleria Continua, ai 650 mila euro di un quadro di Botero, esposto dalla Galleria Contini. Ma i veri protagonisti sono da un lato gli esponenti dell’Arte Povera e dall’altro quelli della Transavanguardia.
In entrambi i casi, ha avuto un peso notevole la serie delle recenti mostre in Italia. Ma c’è una differenza. I poveristi, considerati ormai classici in ascesa, sono presenti per lo più con opere non storiche. Per esempio: alla Galleria Oredaria una potente stella di Zorio costa 150 mila euro; un grande tappeto di Boetti vale per Zonca & Zonca 120 mila euro; e un polittico concettuale di Paolini 72 mila euro da Alfonso Artiaco. I Transavanguardisti, un po’ in crisi dal punto di vista delle quotazioni, vengono proposti, per esempio, con dipinti degli anni 80 da Poleschi a 160 mila (Chia) e a 170 mila (Palladino), anche se per quanto riguarda quadri più recenti i prezzi sono molto più bassi.
Nel settore delle gallerie che si interessano al moderno, troviamo lavori anche notevoli di grandi artisti, come i bellissimi disegni meccanici degli anni 10 di Picabia che costano fino a 180 mila euro (Galerie 1900-2000 di Parigi) o opere di Paul Klee alla Galerie Beck&Eggeling che vanno dai 420 mila di un olio ai 35 mila di un disegno. Ma ci sono anche i grandi italiani come Burri (con una personale alla Glerie Sapone), Afro, Vedova, Manzoni, Castellani e Bonalumi. Dall’altro lato, quello degli artisti emergenti, economicamente più abbordabili, non mancano certo occasioni interessanti, come quelle di Tucci Russo che presenta raffinate sculture di Caravaggio e Gennari intorno ai 10 mila euro, o lo Studio Trisorio con lightbox di Rafaela Mariniello a prezzi analoghi, o anche La Galerie Italienne di Parigi che presenta torinesi come Grassino e Sciaraffa. E non mancano, naturalmente i lavori fotografici, da quelli dei maestri come Ghirri e Basilico (acquistabili a poche migliaia di euro) a quelli degli artisti più giovani, specialisti di elaborazioni digitali spettacolari, tra cui spicca per esempio la tedesca Claudia Rogge proposta dalla Glerie Voss di Düsseldorf.
FONTE: Francesco Poli (lastampa.it)
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