Restituita al pubblico una delle pagine più belle del barocco romano. Il recupero dopo dieci anni di lavoro. I lavori hanno portato alla luce anche alcune sorprese.
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"Dopo una perfetta alternanza di stemmi araldici della famiglia Chigi, all'improvviso compare il mascherone - osserva Vodret - è un volto che parla. E' una testa apparentemente tratta dall'antico per la foggia dei capelli, ma i tratti del volto sono forti, propri di un ritratto. Ed è curiosa la posizione, nell'ultima sala, proprio sotto l'ultima scena del ciclo di affreschi dedicati all'Antico e Nuovo Testamento. Come se fosse una firma". Spicca, poi, la misteriosa scritta corsiva in verticale lungo lo stipite di una finestra della Sala Gialla. Si legge con difficoltà "Amato io sono qui prigioniero dentro queste mura" con la data che sembra citare il 9 gennaio 1836. Scatta subito l'enigma: com'è possibile che qualcuno abbia lasciato questo suo pensiero dopo il 1830, quando le finestre vengono murate a partire dal 1812? "Il fantasma del Quirinale", ironizza qualcuno. In realtà, gli studiosi che hanno seguito i lavori azzardano una soluzione: una tamponatura della finestra più tarda. E di nuove sfide per la Galleria Chigi parla Rossella Vodret: "I lavori continueranno sui soffitti, ora tutti ottocenteschi, ma dalle prima indagini è possibile che sotto ci sia la struttura originaria del Seicento".
E coup de théâtre, a marzo del 2012 si parte con lo strappo dei dipinti ottocenteschi (il fregio nella parte alta) della Sala Gialla sulla parete verso la piazza: "E' un intervento a lungo discusso e ora autorizzato - avverte Vodret - Abbiamo eseguito i saggi e abbiamo constatato che sotto c'è integra la decorazione progettata da Pietro da Cortona. Le pitture ottocentesche saranno ricollocate su apposito supporti ed esposte sempre al Quirinale". "Questo restauro ci consente di riscopriamo un aspetto inedito di Alessandro VII Chigi - avverte Luois Godart - sempre ricordato come un uomo della controriforma, ossessionato dalla morte. Dal 1655 commissiona a Pietro da Cortona un'opera straordinaria tutt'altro che macabra, anzi un canto per la vita, con questa sequenza a trompe l'oeil di colonne binate aperte sulla natura, da cui emergono animali e piante. E' il momento in cui Roma riscopre la gioia del Barocco".
FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)
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