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Ma l’eleganza aristocratica non basta a questa nobildonna, che segue il marito diplomatico radicale in viaggi coraggiosissimi, nel Giappone, che fu di Felice Beato, ma ora è già mutato, in Afghanistan o in una Samarkanda assolutamente vergine di turismo. Ogni paese uno stile, davvero. In Asia soprattutto la tiratura, meglio, il trattamento artificiale dalle carta di stampa, è granulosa, petrosa, scultorea, senza rischiare cedimenti pittorialisti. Ma non c’è mai nulla di pompier, di leccato in lei, così come quando fotografa, senza lagrimosità materna, una bambina derelitta sull’acciottolato nudo della palude Pontina, oppure appunta un diario di casa, magari l’accidia della vecchia madre ottantenne.
Ed è incredibile quello scatto riflesso nello specchio del guardarobone di casa, con lei che sta per scattare e la vecchia madre derelitta sullo sfondo, quasi cadavere: un taglio che sta tra Florence Henry e Claude Cahun. Questa pioniera d’una nuova Kodak, portatile, istantanea, ha nel sangue il montaggio di stampo sovietico ed il gusto dell’ombra proiettata, che sarà poi del Bauhaus di Moholy-Nagy e Feininger. Soprattutto quando si autoritrae cinerina, come la Duse appunto di Cenere o lascia cantare l’arabesco delle ombre di cavalli e militari, a Baghdad, nel 1900.
ANNA MARIA BORGHESE. IL RACCONTO DI UN'EPOCA
ROMA, CALCOGRAFIA
FINO AL 29 MAGGIO
FONTE: lastampa.it
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