Per non deludere i visitatori, all'entrata spiegano: «Qui non c'è l'Urlo», la celebre opera-simbolo che Edvard Munch creò anticipando l'Espressionismo e l'arte a venire, rubata a Oslo nel 2004 e poi recuperata per non abbandonare mai più il Munchmuseet. Parecchie sono tuttavia le sorprese e gli aspetti stimolanti della mostra: opere dai colori solari, nonché quadri e disegni ardui da rivedere in futuro. Infatti questo notevole omaggio, il primo in Olanda, in collaborazione con la Pinacothèque di Parigi, allinea 150 dipinti e carte, in buona parte da collezioni private. Specchio dei nostri incubi, ansie, inquietudini, Munch conosce speciale fortuna in questi anni come riflesso di sentimenti che attraversano il mondo, sicché viene spesso celebrato in antologiche per l'Europa e per gli Usa.
A differenza della mostra italiana di Codroipo, Rotterdam propone il solo Munch, senza comprimari. Un viaggio nelle opere del pittore che esplora temi centrali come vita e morte, declinati in tandem con amore, gelosia, solitudine, paura. L'artista trova conforto nell'ispirazione letteraria, dapprima con Strindberg e Ibsen. La visita procede con l'esplorazione dei tagli compositivi arditi, linee fluide, colore sorprendente nelle prove meno consuete, più solari. Così nelle vaste sale della Kunsthal la prima sensazione è di ammirare paesaggi luminosi, chiari, inondati dal sole come Raccolta del fieno 1907, e lo splendido Tronco giallo, 1912, che si impone per la luce nella foresta. Immagini femminili affogate nell'intenso azzurro, fra mare e cielo, paiono muoversi in Donna con cappello rosso sul fiordo, 1891.
A partire dalla prima esposizione alla Verein Berliner Künstler nel 1892, quando provocò scandalo, sino alle prove ultime del 1944, nell'opera di Munch tutto si intreccia: amici, letterati, case e studi dove abitò, committenti come Albert Kollmann, l'amore per Tulla Andersen, viaggi, malattie. Tappe speciali sono il superamento del Realismo, a favore di Postimpressionismo e Simbolismo. Movimenti ammirati in Francia tra il 1889 e '92, guardando a suo modo Van Gogh, Seurat, Signac, Lautrec, Baudelaire e i suoi Fleurs du mal dai quali promanano l'ossessione per le chiome femminili e la donna vampiro, come in Vampir II, versione litografica, 1895. è risaputo che l'artista tornava in più versioni sul medesimo tema con tecniche differenti, come fece con Bambino malato, L'Urlo, e Madonna, la famosa serie di incisioni (qui appare Madonna col feto 1893, e una versione del 1895). Né possono mancare i ritratti, Munch era al tempo ritenuto un noto ritrattista, fra gli altri compaiono il busto di Fritz Frölich del 1931 e numerosi intensi Autoritratti. Poi è un succedersi di nudi, Pubertà del 1914-16, Ora inginocchiata, 1922 e la mirabile Ora piangente, 1914-19.
EDVARD MUNCH
KUNSTHAL, ROTTERDAM
FINO AL 20 FEBBRAIO
FONTE: Fiorella Minervino (lastampa.it)
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