martedì 28 aprile 2015

Catanzaro, arriva l'ALTrove Street Art Festival

 
Dal 30 aprile al 9 maggio arte e astrazione con i grandi artisti italiani, per dare nuovo valore allo spazio urbano...
 

Manca ormai pochissimo alla partenza della seconda edizione di  ALTrove Street Art Festival: ad ospitarlo è ancora la città di Catanzaro che, dal 30 aprile al 9 maggio, si riempirà di arte e di cultura, di astrazione e di subrealtà. Molti gli ospiti, di alcuni ne abbiamo parlato proprio in queste pagine: 108, Alberonero, Giorgio Bartocci, Clemens Beehr, Ciredz, Erosie, Grapich Surgery, Sbagliato, Sten Lex, Tellas. Un ricco programma e un ricco menu per questo festival di street art che nasce con l’obiettivo di rieducare al concetto di bellezza in contesti urbani trascurati e di contribuire alla creazione di una cittadinanza attiva e partecipativa nella cura degli spazi comuni. “Crediamo nella potenza dell’arte come strumento di riqualificazione urbana e nel valore della bellezza come elemento fondamentale nella formazione di una nuova coscienza civica”, spiegano i creatori della manifestazione.  Il titolo della seconda edizione “ABSTRACTISM space, spiegano gli organizzatori Edoardo Suraci e Vincenzo Costantino, nasce dalla ricerca sull’astrattismo italiano, accostando anche artisti internazionali; mettendo tutto in stretto contatto in una residenza artistica temporanea. “Nel sottotitolo c’è invece la nostra propensione a trasformare lo spazio urbano” - aggiungono - “e a migliorare le relazioni che i cittadini intrattengono con esso”. Ogni artista, oltre ad intervenire sul muro assegnato, produrrà 20 serigrafie in edizione limitata per ALTrove Festival, oltre ad esporre una o più opere all’interno della Casa ALTrove, sede della mostra collettiva che ospiterà anche i lavori di 2501, Domenico Romeo, Martina Merlini, Moneyless, astrattisti presenti alla prima edizione. Ma il Festival sarà arricchito da una serie d’eventi collaterali, per contribuire alla riscoperta dei luoghi dimenticati del territorio, alla contaminazione tra linguaggi differenti e alla formazione di un pubblico diversificato, attento e curioso.
 
FONTE: Francesco Salvatore Cagnazzo (lastampa.it)
 

lunedì 20 aprile 2015

Arts & Food: 10 menù per una mostra

Esibizionisti/5. Esposizione pantagruelica, per non rischiare il collasso da cibo vi diamo una mano a scegliere

Expo 2015 atto primo ed già da indigestione. Se l’Esposizione Universale è un misto di mondi e sapori Arts & Food è il prologo ideale: c’è dentro tutto, compreso il rischio abbuffata. Le suggestioni e i gusti sono infiniti. Tre sale più giardino sparsi per la Triennale di Milano e non c’è solo l’arte cibaria dal 1851 (anno della prima Expo a Londra) fino a oggi ma anche i film, le copertine dei dischi, i video. Dal pre-aperitivo all’ammazza caffè. Servirebbe una giornata intera per godersi a dovere ogni pasto ma se non l’avete vi aiutiamo noi a trovare la strada dell’assaggio. Per riempire gli occhi senza ingozzarsi e non perdere i sapori nascosti. A ognuno la sua tavola e ce n’è una pure per chi è a dieta. Dieci percorsi, dieci menù e qualche spuntino extra. Perché il piacere va nutrito.  

1. Tavola quattro stagioni. Il pranzo di Babette  

Il chilometro zero era un valore assoluto per la cucina di un tempo. Non c’era alternativa. Cavolo, cipolla, sedano e la trionfale anatra abbandonata sullo strofinaccio bianco con riga rossa, quello che a prescindere dal colore della riga abbiamo tutti in casa. Il belga James Ensor in Nature morte au canard (1880) prepara gli ingredienti ideali per Babette Hersant, la cuoca rivoluzionaria di Karen Blixen che seduce un intero villaggio con la cucina. Siccome il pranzo di Babette è elaborato, abbinare il quadro a qualche fugace immagine di Le repas du bébé (1985) filmino familiare di Louis Lumière, colazione d’epoca montata in un medley storico con altri titoli come Sorcellerie culinaire di George Méliès (1904). Li proiettano davanti al bar Vermouth a metà della prima sala. Gustare lentamente.  

2. Tavola frugale 

La mano davanti al piatto, la panca spoglia, il capotavola seduto sul davanzale e nessuna traccia di cibo sulla tovaglia bianca. Si mangia di fretta e poco nel Pranzo di Egger Lienz (1910) eppure nonostante l’inequivocabile povertà della zuppa, che si intuisce solo perché uno dei commensali si porta il cucchiaio alla bocca, c’è una decisa bellezza. La luce calda, la tovaglia immacolata che richiama camicie e grembiule, un’unione silenziosa nell’interno di inizio Novecento che restituisce una certa pace. Ci si conosce bene, ci si apprezza. Ognuno ha il suo posto. Ognuno la sua parte, probabilmente parlare è superfluo nella sbrigativa quotidianità. Come a volte capita in ogni famiglia. 

3. Tavola imbandita. Quel che resta del giorno 

Gli avanzi del pranzo di ieri: per quanto strano sia il verso di una canzone di Sergio Caputo (Bimba se sapessi) datata 1983 inquadra alla perfezione un quadro di Angelo Morbelli del 1888. Asfissia è l’opposto del Pranzo di Lienz visto sopra. Non ci sono persone, solo scarti di lusso intorno a candelabri e orologi. Bottiglie di champagne, bicchieri mezzi pieni: uno diverso dall’altro. Più che avanguardia di design sembra volontà di ostentazione. Le tazzine di caffè, la frutta secca, nessuna voglia di sparecchiare tanto qualche domestico se ne occuperà e il cibo sbocconcellato se ne sta lì, abbandonato dopo un festino di cui nessuno sa nulla eppure non lascia possibilità di buoni ricordi. Magari è solo pigrizia, gli invitati satolli saranno fuori a ridere, ma il quadro dà altri indizi: le persiane chiuse, i fiori a terra. Come da titolo, manca l’aria. 

FONTE:  

sabato 18 aprile 2015

Arte e artisti della Grande Guerra, per riflettere sul presente

Arte e artisti della Grande Guerra, per riflettere sul presente
 
L'arte intorno agli anni della prima guerra mondiale, di cui ricorre il centenario, è ripercorsa nella mostra aperta fino al 23 agosto alle Gallerie d'Italia a Milano. La rassegna di circa 200 opere di pittura e scultura, allargata al periodo che va dal 1880 all'avvento del Fascismo vede anche due altre sezioni aperte a Napoli e Vicenza
 
L’Expo si avvicina e la città si prepara ad accoglierlo. Sono molte le iniziative pregevoli e tra queste, le Gallerie d’Italia hanno scelto di presentare una mostra dedicata alla Grande Guerra. Organizzata da Intesa Sanpaolo, comprende oltre 200 opere, tra dipinti e sculture, che coprono un periodo che va dal 1890 al 1935. Curata da Fernando Mazzocca e Francesco Leone, La Grande guerra. Arte e artisti al fronte, questo il titolo per esteso, va oltre la rappresentazione del conflitto e propone opere che ci spiegano come gli artisti hanno interpretato le fasi, gli umori e grandi difficoltà attraversate. La rassegna si sviluppa come un percorso espositivo iconografico e storico che insieme a Milano, è presente anche a Napoli e Vicenza. Un progetto complesso a cui hanno lavorato più di 150 persone tra studiosi, giovani storici dell’arte, architetti, restauratori, corniciai, grafici e traduttori. In Piazza Scala, sono esposte 200 opere, divise in quattro grandi sezioni: due si concentrano sugli anni che precedettero la guerra, le altre due sono dedicate agli anni durante e dopo il conflitto. “Un invito a riflettere sul percorso compiuto dalla cultura italiana, della guerra alla sua critica”, è stato il commento del presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, che ha poi sottolineato, "è interessante vedere come la cultura dell'epoca, un periodo molto tormentato dopo la Belle Epoque, pensava che la soluzione dei problemi italiani potesse essere un conflitto bellico, tema che induce a molte riflessioni,
mentre oggi, di fronte al tema della guerra, per fortuna ha un atteggiamento diverso, su posizioni critiche".
L’esposizione è quindi da vedersi anche come una lezione storica che si trae da una grande tragedia. "Il percorso stesso della mostra”, ha continuato argomentando Bazoli, “induce a questa riflessione, in quanto parte dalla situazione in cui si trovava l'Italia prima della Grande Guerra per poi proseguire con i periodi successivi: durante e dopo la guerra stessa". Sempre secondo Bazoli, "è interessante vedere come il mito della Vittoria ha generato delusioni creando i presupposti per le dittature, appoggiate poi  da movimenti artistici, così come era stato per la guerra". Infine, ha constatato che "la vittoria ha sublimato la tragedia della povera gente che si è trovata a combattere tra le trincee, fino a dire che il popolo italiano è nato nella tragedia, perché in quelle trincee si è sviluppato un senso di fraternità". La mostra, come si diceva, apre in contemporanea a Napoli con una sezione sulla propaganda e il consenso e a Vicenza con una sezione dedicata ai luoghi d'arte feriti. Una mostra che parla della nostra storia e che allo stesso tempo ci permette di guardare al futuro con più fiducia. "Poter vedere qui, nelle Gallerie d'Italia, i capolavori che hanno raccontato la follia della guerra, è un modo eccellente per integrare una visita ad Expo con una apertura alla storia, e al futuro che vogliamo. Proprio negli anni che sono oggetto di questa mostra, che racconta anche il periodo precedente il conflitto mondiale, Milano viveva le sue prime Esposizioni Universali. Quella del 1906 in particolare nasceva con tutto l'entusiasmo per il progresso e per la pace che il Novecento sembrava promettere. Quelle promesse, come raccontano queste opere, non si avverarono. Ma quello slancio sì, quel desiderio di pace sì. Milano saprà esserne all'altezza", ha concluso il Sindaco Pisapia.
 
FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

mercoledì 15 aprile 2015

La Capitale celebra la Meraviglia del suo Barocco

La Capitale celebra la Meraviglia del suo Barocco

Dalla sede della Fondazione Roma, Palazzo Cipolla, una mostra sullo stile del Seicento, che coinvolge tutta la città

Santi e medaglie, progetti di chiese e dipinti su tela: il barocco, a Roma, ha vissuto uno dei suoi periodi migliori per tutto il '600. Quello splendore (fino alla scomparsa del Bernini) è "raccontato" ora dalla mostra: "Barocco a Roma. La meraviglia delle arti", in corso dal 1 aprile al 26 luglio 2015, nella sede di Fondazione Roma Museo Palazzo Cipolla. Duecento opere che raccolgono gli artisti più rappresentativi del movimento storico culturale arrivato dopo il Rinascimento, a cominciare da nomi come Annibale Carracci, Pieter Paul Rubens, Domenico Zampieri (detto Domenichino), Giovanni Lanfranco, Guido Reni, Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini, Pietro da Cortona.
La prima opera che si può ammirare, nell'allestimento di Palazzo Cipolla, è "Santa Margherita", un olio su tela del 1599 dipinto da Annibale Carracci e genericamente conservato presso la Chiesa di Santa Caterina della Rosa ai Funari, a Roma. È una raffigurazione che ci racconta del rapporto col divino, aspetto a cui il barocco ha guardato con maggiore attenzione rispetto alle epoche precedenti. Molti i prestiti da musei internazionali, dall'Albertina Museum di Vienna (tra cui opere di Borromini) all'Ermitage di San Pietroburgo (principalmente bozzetti): tutti pezzi che ci raccontano quanto sia stata centrale la città di Roma nella nascita e diffusione del barocco. Il percorso espositivo è composto da quattro sezioni: "Le radici del Barocco", "L'estetica barocca sotto Urbano";  la "Teatralità e scenografia nell'arte della metà del secolo" e, infine, "Il paesaggio e il grande spettacolo della natura".

Più che di semplice esposizione però sarebbe meglio parlare di operazione culturale, perché oltre alla mostra in corso a Palazzo Cipolla, curata da Mariagrazia Bernardini e Marco Bussagli, sono previsti tanti eventi "satellite" che andranno avanti nelle prossime settimane in diversi luoghi barocchi della città, sedi di solito non aperte al pubblico, come, ad esempio il Complesso di Sant'Ivo alla Sapienza (coinvolto in un percorso tematico da fine aprile ) e la "Sala Borromini", nell'Oratorio dei Filippini.

Il calendario degli appuntamenti paralleli comincia con una mostra contemporanea a quella di Palazzo Cipolla: "Feste barocche" al Museo di Roma Palazzo Braschi, con olii e incisioni seicentesche che narrano il gusto per la festa del periodo barocco. Si prosegue, dal 15 aprile, con una mostra di approfondimento nel Palazzo Chigi di Ariccia. Ad essere coinvolte anche la Galleria Nazionale di Arte Antica in Palazzo Barberini; l'Archivio di Stato di Roma; la Galleria Doria Pamphilij; Palazzo Colonna; i Musei Vaticani. In programma, infine, anche diversi convegni e concerti.

Informazioni utili
Roma, Fondazione Roma Museo  -  Palazzo Cipolla, via del Corso, 320
1 aprile  -  26 luglio 2015
Orari lunedì ore 15.00 - 20.00 dal martedì al giovedì e domenica ore 10.00 - 20.00
venerdì e sabato 10.00 - 21.30 La biglietteria chiude un'ora prima
Biglietti: intero 13 euro, ridotto 10 euro

FONTE: Valentina Bernabei (repubblica.it)

domenica 5 aprile 2015

Bussola, la scultura meccanica

 
Jennifer Townley realizza sculture che si muovono meccanicamente e lentamente. Creando l’illusione di avere di fronte un organismo vivente
 
Afferma che Leonardo da Vinci l’ha sempre affascinata, e a guardare le sue sculture si evince che le macchine progettate dal grande genio italiano l’hanno decisamente ispirata nelle forme e nell’ingegneria. Jennifer Townley è un’artista olandese che realizza sculture con la capacità di muoversi lentamente, un movimento che restituisce una percezione del tutto particolare, ipnotica dell’oggetto osservato.

Bussola è il nome di una di queste sculture meccaniche, e prende il nome proprio da uno dei disegni di Leonardo da Vinci datato 1514. Si tratta di un’opera realizzata in legno, metallo, parti meccaniche ed attivazione a motorino elettrico: Bussola è una macchina tridimensionale, composta da quattro parti unite tramite cardini, che si muovono in senso rotatorio verticale e orizzontale. La sagoma che ricorda quella di uno scheletro permette a tutti gli elementi di incrociarsi tra loro senza mai interrompere il movimento, che è lento e armonioso, creando un moto ripetitivo, ipnotico, che ricorda un organismo vivente che respira.
Jennifer Twonley, da sempre affascinata dalle scienze, dalla matematica, dalla meccanica, è un’artista indipendente che utilizza motorini e piccoli lavori di ingegneria per ‘interferire’ con la percezione dello spettatore. Il movimento distorce in continuazione la forma dell’oggetto, lo trasforma, i pattern lentamente diventano altri pattern, forme che hanno una loro identità sembrano fondersi l’una nell’altra rendendo difficile la percezione degli elementi distaccati. In un certo senso l’artista evoca Escher, nel principio della ripetizione infinita di pattern geometrici. Il risultato finale è che una macchina diventa bella, viva, intrigante, l’effetto delle sculture è affascinante e ipnotico, lo potete percepire meglio guardando il video di Bussola in movimento.
 
FONTE: Giulia Mattioli (lastampa.it)

sabato 4 aprile 2015

Wynwood, a Miami il miracolo della Street Art

In crescita i flussi turistici che arrivano sin qui per ammirare gli Walls, i giganteschi murales dipinti da alcuni dei più importanti "street artist" in circolazione in America

Pennellate di arte per far risplendere i quartieri sembra essere diventato il nuovo must delle città che vogliono ritenersi “grandi”. E se non se riconosce l’importanza, queste non sono degne di essere annoverate tra i centri urbani in crescita, sia da un punto di vista culturale che da quello sociale. Ne sanno qualcosa a Wynwood, un distretto artistico di Miami, che ospita oltre 70 gallerie, musei e collezioni d'arte.
 Oggi è la zona più "cool" di Miami. Ed essere considerati così in una città di tale calibro dovrebbe far comprendere a tutto il resto del mondo che per migliorare, per crescere per rinascere, a volte bastano poche idee, anche economiche, ma giuste. Questo quartiere, che attrae migliaia di persone in occasione dell'Art Basel grazie ad eventi e a esposizioni, ha creato un forte network tra musicisti, artisti, designer, aziende e personaggi. Talmente forte che ha attirato gli interessi anche di un “signor” marchio: l'Art Project di Google Street, progetto del Google Cultural Institute, che sta digitalizzando “i tesori culturali del mondo”, ha già manifestato il proprio interesse verso alcune delle opere qui presenti. Ma c’è da scommetterci che a breve ne abbracceranno molte di più. Wynwood, indicato anche come "Little San Juan", ma comunemente conosciuta come "El Barrio", ha iniziato ad espandersi nel 1950, ma solo negli ultimi anni ha raggiunto un vero e proprio boom: prima gli imprenditori, poi gli artisti e le loro opere, e successivamente altri investimenti per una vortice che non è solo economico, ma soprattutto culturale.  In crescita i flussi turistici che arrivano sin qui per ammirare gli Wynwood Walls, i giganteschi murales dipinti da alcuni dei più importanti "street artist" in circolazione in America, tra cui lo stesso Shepard Fairey, creatore del famoso poster "Obama Hope", di cui abbiamo già parlato in precedenza proprio su queste pagine. Ed ecco che quest’area diventa "un enorme museo d'arte all'aperto", uno dei più grandi distretti d'arte di strada in tutto il mondo. E ci sarebbe davvero tanto da meditare.

FONTE: Francesco Salvatore Cagnazzo (lastampa.it)


giovedì 2 aprile 2015

La Capitale celebra la Meraviglia del suo Barocco

La Capitale celebra la Meraviglia del suo Barocco
 
Dalla sede della Fondazione Roma, Palazzo Cipolla, una mostra sullo stile del Seicento, che coinvolge tutta la città
 
Santi e medaglie, progetti di chiese e dipinti su tela: il barocco, a Roma, ha vissuto uno dei suoi periodi migliori per tutto il '600. Quello splendore (fino alla scomparsa del Bernini) è "raccontato" ora dalla mostra: "Barocco a Roma. La meraviglia delle arti", in corso dal 1 aprile al 26 luglio 2015, nella sede di Fondazione Roma Museo Palazzo Cipolla. Duecento opere che raccolgono gli artisti più rappresentativi del movimento storico culturale arrivato dopo il Rinascimento, a cominciare da nomi come Annibale Carracci, Pieter Paul Rubens, Domenico Zampieri (detto Domenichino), Giovanni Lanfranco, Guido Reni, Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini, Pietro da Cortona.

La prima opera che si può ammirare, nell'allestimento di Palazzo Cipolla, è "Santa Margherita", un olio su tela del 1599 dipinto da Annibale Carracci e genericamente conservato presso la Chiesa di Santa Caterina della Rosa ai Funari, a Roma. È una raffigurazione che ci racconta del rapporto col divino, aspetto a cui il barocco ha guardato con maggiore attenzione rispetto alle epoche precedenti. Molti i prestiti da musei internazionali, dall'Albertina Museum di Vienna (tra cui opere di Borromini) all'Ermitage di San Pietroburgo (principalmente bozzetti): tutti pezzi che ci raccontano quanto sia stata centrale la città di Roma nella nascita e diffusione del barocco. Il percorso espositivo è composto da quattro sezioni: "Le radici del Barocco", "L'estetica barocca sotto Urbano"; 
la "Teatralità e scenografia nell'arte della metà del secolo" e, infine, "Il paesaggio e il grande spettacolo della natura".

Più che di semplice esposizione però sarebbe meglio parlare di operazione culturale, perché oltre alla mostra in corso a Palazzo Cipolla, curata da Mariagrazia Bernardini e Marco Bussagli, sono previsti tanti eventi "satellite" che andranno avanti nelle prossime settimane in diversi luoghi barocchi della città, sedi di solito non aperte al pubblico, come, ad esempio il Complesso di Sant'Ivo alla Sapienza (coinvolto in un percorso tematico da fine aprile ) e la "Sala Borromini", nell'Oratorio dei Filippini.

Il calendario degli appuntamenti paralleli comincia con una mostra contemporanea a quella di Palazzo Cipolla: "Feste barocche" al Museo di Roma Palazzo Braschi, con olii e incisioni seicentesche che narrano il gusto per la festa del periodo barocco. Si prosegue, dal 15 aprile, con una mostra di approfondimento nel Palazzo Chigi di Ariccia. Ad essere coinvolte anche la Galleria Nazionale di Arte Antica in Palazzo Barberini; l'Archivio di Stato di Roma; la Galleria Doria Pamphilij; Palazzo Colonna; i Musei Vaticani. In programma, infine, anche diversi convegni e concerti.

Informazioni utili
Roma, Fondazione Roma Museo  -  Palazzo Cipolla, via del Corso, 320
1 aprile  -  26 luglio 2015
Orari lunedì ore 15.00 - 20.00 dal martedì al giovedì e domenica ore 10.00 - 20.00
venerdì e sabato 10.00 - 21.30 La biglietteria chiude un'ora prima
Biglietti: intero 13 euro, ridotto 10 euro
www. mostrabaroccoroma.it - www.fondazioneromamuseo.it
 
FONTE: Valentina Bernabei (repubblica.it)